La Gogna - un racconto porno fantasy
Era notte fonda tra i vicoli di Cuneo Nel Cielo, Capitale del Regno degli Uomini. Il silenzio della plebe che si gode il meritato riposo dopo una giornata di fatica impietosa veniva rotto solo dalle risate di Mariano e Bea, due giovani che si godevano la spensieratezza di una calda serata estiva. Mariano la spinse in un vicolo con passione, baciandole e mordendole il collo. Aveva bisogno di dimenticare le difficoltà e le responsabilità. Suo padre era partito per la guerra contro i drow e non era più tornato. Ora era lui l’uomo di casa che doveva prendersi cura di sua madre e di sua sorella, e non se la stavano passando bene. Per cacciare via questi pensieri affondò un morso ancora più profondo nelle carni del collo di Bea.
– Hai tanta voglia di me vero? – chiese lei maliziosa.
Mariano infilò una mano nel vestito di lei, afferrando uno dei grossi e sodi seni della sua ragazza. L’altra mano la infilò sotto la gonna, alzandone il lungo lembo inferiore, alla ricerca del suo dolce frutto. Non indossava intimo, quindi fu facile trovarlo già umido di umori. La sua bocca salì invece dal collo fino alle labbra, baciandola con passione. Intanto la mano che le lambiva il sesso andò alla ricerca del sedere carnoso e con l’indice le insidiò l’ano. Bea ebbe un sussulto.
– Vuoi incularmi eh? Vieni a dormire da me e ti darò finalmente il mio culetto.
– Lo sai che non posso, devo tornare da mia madre e mia sorella.
Bea sbuffò e lo allontanò. Odiava la madre e soprattutto la sorella di Mariano. Lui doveva essere solo suo, non voleva dividerlo con la sua famiglia, così invadente e insistente.
– Quando le abbandoni e vieni via con me? Dai scappiamo via… Potrai avere il mio culetto tutte le volte che vuoi.
– Lo sai che non posso… Bea sbuffò di nuovo e si allontanò lungo la via principale.
– Bea aspetta – disse Mariano seguendola.
Si inseguirono per diversi metri, un po’ arrabbiati, un po’ scherzando, un po’ con malizia, finché non raggiunsero la Piazza dei Re, dove il grande palco sosteneva la gogna pubblica.
– C’è una donna alla gogna – notò Bea.
Nel buio notturno si intravedeva solo il contorno del suo corpo bloccato gola e polsi al legno e costretta a stare piegata in avanti. Chissà da quante ore era lì bloccata e cosa aveva già subito.
– Ho un’idea – disse Bea maliziosa e prese per mano Mariano.
Lo trascinò con sé, sotto al palco e si arrampicarono fino in cima. La raggiunsero alle spalle. Il vestito lungo fino alle caviglie era sporco di fango e strappato, segno del cammino della vergogna a cui era stata sottoposta. Bea ruotò intorno al legno per vederla in volto.
– Mmmm! – mugugnò la donna con il morso in cuoio legato in bocca per tenerla in silenzio e impedirle di urlare tutta la notte e svegliare il vicinato.
– Che ha fatto? – domandò Mariano.
– Furto – rispose Bea leggendo il cartello appeso sotto la faccia.
– Fammela guardare in faccia questa ladra…
– Aspetta aspetta, ho un’idea migliore – disse Bea sorridendo e fermandolo
– alzale la gonna… – Perché? – Beh non volevi incularmi oggi? Incula lei…
– Sul serio? – chiese lui incredulo e già alzando la gonna alla donna.
– Certo, che stronza sarei se non ti dessi il culo e ti vietassi anche di inculare le altre?
A Mariano non sembrò vero. Il culo della donna era carnoso e morbido, avvolto in una sottana dozzinale. Mariano gliela strappò via senza troppi complimenti denudando i glutei. Istintivamente affondò i denti nella carne invitante di una delle due natiche.
– Mmm!! – urlò un mugugno la donna cercando di dire qualcosa
– Mmmm…
– No! – sentenziò Bea
– Non puoi fare di testa tua. Devi obbedire a me. Ti dico io quello che puoi e non puoi farlo e quando farlo. Se vuoi incularla queste sono le regole.
– D’accordo – accettò lui.
– Invece tu, stai zitta – disse Bea alla donna alla gogna
– altrimenti è molto peggio.
La donna alla gogna iniziò a piagnucolare qualcosa, ma il morso di cuoio le impediva di esprimersi.
– Come prima cosa tienile ben larghe le natiche ed esponi quel bel buchino.
Mariano ubbidì e appoggiò le sue mani sulle natiche della donna per poi allargarle con forza, esponendo il suo ano piccolo e vergine.
– Sembra sia proprio una verginella. Allora falle la cortesia di lubrificarla un po’. Sputale sul buchetto e poi massaggia con due dita.
Ancora ubbidiente, lui lasciò colare una abbondante quantità di saliva sull’ano esposto della donna, quindi tolse una mano dalla natica e iniziò a spalmare la saliva sul buchetto con indice e medio. Appena iniziò a massaggiare la donna prese a piagnucolare più forte.
– Bene, ora infilale le dita su per il culo. Piano piano, spingi con delicatezza.
Mariano puntò le dita sull’ano e iniziò a fare pressione. Piano piano il buchetto cedette e indice e medio si ritrovarono infilati fino alle bocche in quel culo carnoso.
– Hai visto? – chiese alla donna piagnucolante
– non è stato difficile.
Ora Mariano caro inizia a muovere la mano avanti e indietro. Allena il culetto ad essere penetrato. Mariano continuò ad ubbidire e iniziò a muovere la mano avanti e indietro, lasciando scivolare le dita dentro e fuori dal culo della donna. Prima più piano, poi più velocemente. A quella sollecitazione la donna mugugnò e chiuse le cosce, cercando di abbassarsi ed evitare la violazione anale.
– Non fare la puritana – disse Bea dando uno schiaffo alla donna
– dai che ti sta piacendo.
Mariano non poteva vederla in volto, ma dai rumori dedusse che stava ancora piagnucolando.
– Basta dai, inculala. – sentenziò Bea.
– MMMMMOOO! – urlò la donna cercando di pronunciare un “no”
– MMMOOOO!
Mariano tirò fuori il cazzo dalle braghe, già duro e gonfio, e iniziò a puntarlo verso il buchetto del culo della donna. Lei però proprio non voleva e appena iniziò a sentire il contatto della cappella sull’ano prese ad agitarsi, muovendo le anche e le gambe per sottrarsi alla penetrazione.
– Fai la brava puttana – si lamentò Bea
quindi la afferrò per i fianchi per tenerla ferma e aiutare Mariano a penetrala. Anche lui dovette usare una mano, insieme a quelle di Bea, per tenere fermo il culo della donna. Quindi con l’altra mano si afferrò il cazzo e indirizzò la cappella verso l’ano, iniziando a spingere. Ci volle molta forza per tenerla ferma, la donna sembrava una puledra imbizzarrita, ma alla fine la cappella riuscì a violare il buco e incularla.
– MMMMMM!!! – l’urlo soffocato della donna fu lancinante.
Finalmente Bea la lasciò libera e Mariano le mise le mani sui fianchi. Iniziò ad incularla mentre lei si agitava in ogni modo, rendendo il piacere ancora più intenso. Mariano se la fotteva senza pietà, pompandole il suo cazzo nel culo fino alla radice, lasciando fuori solo i testicoli.
– È bellissimo… – disse mentre montava il piacere.
– Sono la migliore ragazza dell’Impero? – chiese Bea.
– La migliore di tutte.
– E allora fottila a sangue questa puttana.
Mariano non se lo fece ripetere due volte. Strinse ancora di più le mani sui fianchi della donna bloccata nella gogna e iniziò una serie di spinte violente e rapide, tanto da produrre ad ogni impatto delle anche sulle natiche di lei un rumore simile ad uno schiaffo. Ed ognuno di quegli “schiaffi” era accompagnato da un gemito
– Mooo…
Bea si eccitò a quella vista e tornò dall’altra parte della vista, alzò la gonna e poggiò un piede sulla parte alta del legno, così da porgere il proprio sesso già bagnato verso il volto della donna inculata. Iniziò a masturbarsi così, davanti ai suoi occhi.
– Non vuoi proprio ammetterlo che ti sta piacendo da impazzire, vero?
Lei scosse il capo, mugugnando sempre, con le guance rigate di lacrime. Intanto Mariano emetteva muguni simili a quelli di un toro man mano che la sua furia cresceva. Il cazzo si faceva largo nella carne del culo di lei, così sodo e al contempo morbido. Era un culo grosso, ma non enorme, quella dimensione perfetta per desiderare di affondarci il cazzo dentro fino alla radice. E più lei si agitava, più lui provava piacere.
– Ti sborro nel culo puttana! – sentenziò lui annunciando l’imminente orgasmo.
– No! – lo bloccò Bea perentoria
– Devi sborrarle nella figa. Non essere scostumato. Lei ti ha dato il culo, tu un bel bastardino da crescere non glielo vuoi dare?
– MOOO!!!! – urlò disperata la donna con il mordente in bocca, bloccata nella gogna e con il cazzo nel culo.
Mariano invece scoppiò a ridere e annuì. Quando sentì montare i fiotti di sperma dalle palle fin nell’asta, estrasse il cazzo dal culo e lo indirizzò nella vagina di lei. Gli bastò un’infilata per goderle dentro pienamente. Ad ogni fiotto spingeva il cazzo ancora più dentro. Non seppe dire, alla fine, quanti schizzi le aveva svuotato dentro, ma quando uscì la sua figa grondava sperma tanto ne era ripiena. Dalla punta della cappella colava ancora qualche goccia di seme, così Mariano la strofinò sulla natica di lei, per pulirsi, e poi rimise il cazzo nelle braghe.
– Questo è quello che meriti puttana – disse Bea prendendo la faccia di lei con la mano, stringendole pollice e indice sulle guance e poi sputandole in faccia.
– Ora però, voglio vederla in faccia
– disse lui curioso.
– No, le regole prevedono che tu non la veda…
– Obbedisco – disse Mariano ridendo, quindi entrambi tornarono ad allontanarsi tra i vicoli bui della capitale. Bighellonarono ancora qualche ora, poi, all’albeggiare, ognuno tornò a casa sua. Quando Mariano entrò a casa trovò sua madre seduta in mezzo all’unica stanza che formava la loro misera abitazione, piangeva.
– Cos’è successo? – chiese lui preoccupato.
– Tua sorella… la mia bambina – disse lei tra le lacrime.
– Cosa le è successo?! – L’hanno beccata a rubare un sacco di patate, sa che ti piacciono tanto.
– E ora dov’è? – L’hanno esposta alla gogna, in Piazza dei Re.
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Leggi tutti i racconti della saga:
- Due Prigionieri - un racconto porno fantasy
- La Gogna - un racconto porno fantasy
- Il Capitano nell'Armadio - un racconto porno fantasy
- L'Esperimento dell'Alchimista - un racconto porno fantasy
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