La scorciatoia nel parco

Giuliana era uscita davvero troppo tardi dalla discoteca, e nessuno dei suoi cosiddetti amici si era offerto di accompagnarla a casa. Chi aveva poca benzina, chi era troppo assonnato e chi abitava dall’altra parte della città.. risultato: Giuliana doveva farsela a piedi fino a casa. Sbuffando e maledicendosi tra se e se per l’orario, salutò gli altri ragazzi con un cenno della mano e rimase a guardare le macchine mettere in moto ed allontanarsi nel buio. A passo veloce, ignorando i crampi alle gambe dovuti ai tacchi a spillo, la ragazza si incamminò sulla sua strada, sbadigliando di tanto in tanto. L’aria fredda delle tre di notte la destò quasi subito dalla sua sonnolenza, e Giuliana decise di tagliare per il parco per abbreviare notevolmente la strada. Si tolse i tacchi e iniziò a camminare scalza sulla fredda erba del parco, provando brividi continui che drizzavano i suoi capezzoli, facendoli spuntare da sotto il top celeste che indossava. I suoi lunghi capelli castani ondeggiavano frustati dal vento, e dopo circa un quarto d’ora di camminata, Giuliana era esausta e decise di riposarsi su di una panchina. Dei sei lampioni sul quella vietta del parco, solo un paio erano funzionanti. Appena si era seduta sulla panchina, il sonno ritornò improvviso rincarando la dose. Reclinò un attimo la testa all’indietro per riprendere fiato, quando due forti mani spuntate dall’oscurità le afferrarono le spalle. Giuliana si girò di scatto ma la presa era tanto forte e decisa di impedirle di muovere il busto. Abbassandosi di scatto, le mani spinsero giù il top lasciando scoperte due tette belle sode, con due capezzoli duri e rosa. Stavolta con uno scatto di disperazione Giuliana si divincolò dalla presa dell’uomo misterioso e riuscì a liberarsi. Si gettò rapida in avanti decisa a fuggire ma, complice il buio, scivolò subito su un tratto di fanghiglia putrida cadendo all’indietro, finendo con la schiena contro lo spigolo della panchina. Una fitta di dolore lancinante e un urlo strozzato ruppero la quiete del parco di notte, mentre Giuliana rimaneva accasciata sulla panchina a pancia sotto. Due mani abbassarono con un solo movimento i jeans fino al ginocchio, e strapparono con rabbia le mutandine bianche. Il gesto fece rinsavire Giuliana che si rialzò di scatto ma, con i jeans stretti calati al ginocchio e i piedi nudi, non riusciva a muoversi quasi per niente. Fece qualche decina di metri con passo insicuro e venne subito ripresa. Mentre le mani dell’uomo misterioso le tenevano ora saldamente i polsi, una nuova figura apparve dall’ombra. Un ragazzo era di fronte a lei. Si abbassò lentamente i pantaloni e le mutande, rivelando il cazzo moscio, e iniziò a farsi una sega guardando la sua figa esposta. Era completamente depilata, eccetto una sottile ma lunga striscia di peli castani che sovrastavano l’apertura della sua fighetta. Giuliana cercava invano di lottare per liberarsi, ma la forza dell’uomo alle sue spalle era tale che riusciva a tenerla immobile con una sola mano, mentre con l’altra gli palpeggiava le tette con avidità: gli stringeva i capezzoli fino a farle male per poi tirarli e lasciarli di colpo. Il ragazzo si avvicinò e Giuliana costatò che era leggermente più basso di lei; lui aveva ormai il cazzo dritto e gli si leggeva in faccia una voglia tremenda, cosi senza preamboli la penetrò stando in piedi, facendola gridare per il dolore. Iniziò a scoparsela con foga, facendo entrare tutto il membro dentro di lei per poi tirarlo fuori quasi tutto e ricominciare il gioco, mentre a lei si appannavano gli occhi per via delle lacrime. Poi sentì l’altro uomo alle sue spalle iniziare a leccarle il buco del culo, e capì cosa le aspettava. Cercò di urlare nuovamente ma l’uomo le infilò tre dita in bocca, bloccandola. Giuliana non era vergine ma sobbalzò e strinse i denti fino a far sanguinare le dita dell’uomo quando il cazzone iniziò ad entrarle in culo. Con una mano le teneva aperte le chiappe e con lenti ma decisi movimenti di bacino la scopava nel culo, facendo sparire tutto il cazzo all’interno della cavità. Davanti intanto il ragazzo continuava a stantuffarla mentre con le mani avide le strizzava le tette. Quel rapporto a tre, in una parte molto profonda ed intima dentro di lei, la faceva godere come una matta anche se contro la sua volontà. Dopo alcuni minuti così, entrambi i misteriosi individui vennero all’unisono, riempiendo Giuliana di sborra davanti e dietro. L’uomo la lasciò cadere a terra con il culo oscenamente aperto, e se ne andò sparendo nel buio come era arrivato. Giuliana respirava piano, mentre sentiva il liquido biancastro colarle fuori dalla figa e dal culo, inzuppando l’erba del parco. Il ragazzo invece aveva raccolto uno dei tacchi di Giuliana, e senza tanti preamboli aveva iniziato a masturbarla con il lato largo della scarpa. Dopo aver infilato fino in fondo la punta, lo tirò fuori di scatto e lo cacciò a forza in bocca alla ragazza facendola sussultare. Giuliana represse un conato di vomito e le sembrò di svenire. Una voce sembrava chiamarla da lontano, ma più passavano i secondi più la voce sembrava vicina. Una voce femminile. Era una sua amica, ed era accanto a lei. Giuliana era sdraiata su un divanetto della discoteca con qualche bicchiere vuoto accanto. Si guardò in torno sconcertata, riconoscendo tra la gente il ragazzo che l’aveva violentata in sogno tra quelli che ballavano poco più in là. Decise che sarebbe andata a casa di corsa, senza aspettare altro tempo. Scritto da Marco

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