Scopata da tuo figlio

Di solito racconto storie estreme, totalmente inventate. Ma questa volta voglio raccontarvi una storia reale al cento per cento, che ha il suo che di estremo. In quel periodo mi scopavo Anna, una splendida quarant’enne divorziata con figlio di diciannove anni a carico, che avevo conosciuto andandola a trovare a casa sua. Anna faceva e fa tutt’ora l’architetto. Ci siamo conosciuti in una festa, tramite amici comuni, e in poco tempo abbiamo iniziato a frequentarci diventando amici di letto. Non era una vera e propria storia d’amore la nostra, eravamo semplicemente trombamici. Quando Anna aveva voglia veniva da me. Scopavamo, e poi uscivamo a mangiarci una pizza. Anche all’epoca mi piaceva scribacchiare e pubblicare racconti osceni, spesso estremi, e Anna li leggeva tutti e le piacevano. A letto poi, le cose che la eccitavano di più oltre alle leccatine nelle parti intime, erano le parolacce e le porcate che le sussurravo. Impazziva nel sentirsi chiamare, puttana, zoccola, troia, vacca da monta. Godeva come una pazza quando mentre la scopavo le dicevo che mi sarebbe piaciuto scoparla con altri tre uomini, vederla leccare la fica a un’altra donna, spompinare un senegalese ecc ecc. Quel pomeriggio, Anna era venuta da me per la solita scopata, ma era stressata al massimo per questioni di lavoro. Io la scopavo, ma lei dallo stress non provava niente, fingeva soltanto di godere. La sua fica era asciutta, i suoi capezzoli ritirati. “Se vuoi smettiamo!” le faccio, mentre la sto pompando tra le sue cosce. “No, continua!”mi fa lei. “Ma tu non stai godendo!” le dico io. “Sì scusa, sono stressata!” mi risponde lei. “Allora smettiamo!” le propongo di nuovo io. “No!” mi fa lei, “Fammi eccitare, dimmi delle porcate!” mi chiede, e io parto con il mio repertorio. “Sei proprio una gran troia, una puttana, una vogliosa di cazzo…” vado avanti, ma lei niente, rimane fredda come un manichino. “Ti scoperei in mezzo a tutti, vorrei vederti prendere tre cazzi contemporaneamente, vorrei vederti leccare la fica alle tue amiche…” e lei niente, fredda, passiva, con una fica asciutta come quella di una novant’enne. “Di più, di più! Dimmi cose più spinte!” mi chiede lei, e io spingo la mia fantasia al massimo. “Vorrei vederti stuprare in un cesso pubblico, vorrei vederti scopare con XXXXXX la tua attrice preferita, vorrei vederti sborrare addosso da tutti gli uomini che conosci …” e lei niente, ancora niente, sempre fredda come un pezzo di ghiaccio. A quel punto, non so come e perché, mi passa proprio per la testa suo figlio. Un bel ragazzo, attraente, con un bel fisico, e spontaneamente me ne esco con quella provocazione. “Vorrei vederti scopare da tuo figlio!” “Ma che cazzo stai dicendo!!!” mi grida lei in faccia, e quel suo incazzarsi per quella battuta quasi mi diverte, per questo ne sparo un’altra. “Secondo me, il tuo Gabry, si infilerebbe volentieri tra le cosce della sua bella mammina!” le dico io, e lei, sotto di me, mi molla un ceffone dritto in faccia. Ma oltre al ceffone, quello che sento in quel momento è la sua fica bagnarsi all’improvviso. Se fosse stato per quel ceffone, avrei smesso con quella storia di suo figlio, ma nel sentire la sua fica bagnarsi all’improvviso, mi sono ritrovato a pensare che quella fantasia sì la infastidiva, ma sotto sotto la eccitava pure. E il fatto che eccitasse lei, eccitava pure me. Per questo ho continuato, e dopo averla afferrata per i polsi, per evitare che mi arrivassero altre sberle, ho continuato a infierire con quella fantasia. “Credimi è così, non c’è nulla di male, lui a diciannove anni e gli ormoni a mille, e tu sei una gran bella donna!” “Ma sono sua madre, testa di cazzo!!!” mi grida in faccia lei. “La cosa lo eccita di più! Mai sentito parlare del fascino del proibito?” continuo a infierire, e intanto continuo a sentire la sua fica farsi sempre più bagnata. “Mio figlio non è un pervertito!”grida lei. “Ho visto come ti guarda il culo!” rispondo io. E anche se sinceramente in quei momenti stavo spudoratamente inventando, e non sapevo e non so tutt’ora se veramente suo figlio nutriva in lei qualche erotica attrazione, comunque, un paio di volte che mi ero fermato a casa sua a cenare, mi era capitato di incrociare gli occhi del giovane Gabriele puntare dritti verso il culetto di mammina, chinata a tirar fuori l’arrosto dal forno. Ma su questo non c’è nulla di male, un bel culo è un bel culo, e vien spontaneo guardarlo, e non importa se è della tua ragazza, dalla tua collega o di tua madre, tua sorella, o tua figlia. Comunque sono andato avanti, e dalle battutine, sono passato a descriverle quelle perverse fantasie. “Secondo me prima o poi si infila nel tuo letto, e forte com’è ti costringerà a essere la sua puttana per una notte intera!” “Smettila!!!” mi grida lei. “Sentirai il suo cazzo dentro la tua fica, o forse prima te lo sbatterà in bocca, e ti disseterà con la sua sborra, e alla fine piacerà anche a te, adorerai essere la sua troia. Gli concederai di tutto… Ad un certo punto, Anna non parlava più, mi guardava soltanto, e ansimava di piacere. E a quel punto, ho voluto fare una prova. “Okay, basta, scusa, sono stato uno scemo!” le sussurro, “Parliamo di quel calciatore che ti piace tanto!” “No!” mi fa lei, “Continua!” mi chiede, e io a quella richiesta mi sento impazzire. “Ammettilo che ti piace!” la sfido. “Sì, mi piace!” mi fa lei, e io riprendo a darci dentro con quella perversa fantasia. “Secondo me, si fa delle fantasie su di te, Anna! Dovresti provare a provocarlo, per vedere come reagisce, tipo girare semi nuda per la casa, infilarti nel suo letto di notte…” Anna sotto di me impazziva alle mie parole. “A dire il vero dovresti scopartelo. Giusto per insegnarli anche come si fa a far godere una donna!” A un certo punto a voluto stare sopra lei, e non l’ho vista mai, cavalcare così. “Infondo è anche un tuo diritto. Lo mantieni, gli paghi gli studi e i vizi, è giusto che sia tu la prima a godere del suo cazzo!” Io continuavo a sparare oscenità, e lei sopra di me impazziva sempre di più. La sua fica era un lago, il suo corpo scottava da sangue che le ribolliva. “Mio dio, pacherei oro per vederti fargli un pompino. Anzi a essere sincero vorrei scoparti insieme a lui!” “Sì, sì, sì continua, continua!!!” gridava Anna sopra di me, ad occhi chiusi. “Potrei insegnarli tante cose sul sesso e sulle donne, e tu faresti da cavia. Ogni madre dovrebbe mettere il proprio corpo a disposizione di suo figlio, e insegnarli l’arte del far godere.” Ovviamente, non credevo minimamente alle cose che dicevo. Le dicevo soltanto perché eccitava Anna, e il fatto che Anna era eccitata per quelle perverse fantasie, eccitava anche me. E più io mi spingevo a dire cose sempre più perverse, più lei sopra di me godeva come una matta. “Dovresti scoparti anche la sua ragazza, giusto per vedere se è la ragazza giusta per tuo figlio…” Continuavo io. “Anzi, ce la scopiamo in due, davanti ai suoi occhi. Così gli facciamo vedere come deve fare per farla godere. Andavo avanti, “Sarebbe anche bello, che tu ti faccia sbattere dai suoi amici, quando non hanno di meglio da fare, e passano pomeriggi interi davanti alla play -station.” E ancora. “Visto che i genitori della sua ragazza ti stanno antipatici, perché non li seduci e te li scopi?” Sparavo stupidagini perverse, senza fermarmi. Poi, ad un certo punto, mi sono alzato sfilandomela da sopra, e con forza l’ho messa a pecorina. “Ora facciamo un bel gioco!” le ho sussurrato. “Facciamo finta che io sia il tuo Gabriele!” Ho iniziato a scoparmela così. “Sei una troia mamma, sei una troia!!!” le gridavo io addosso, sforzandomi persino di imitare la voce di suo figlio. “Sì Gabriele, amore mio, fai godere mamma!!!” rispondeva lei, e così siamo andati avanti, a suon di battute e risposte, simulando quel rapporto incestuoso tra lei e suo figlio. Di tutte le scopate con Anna, non ricordo una più intensa. Dopo essere venuti, nel classico momento post-orgasmo, siamo rimasti per un po’ in silenzio, ognuno a pensare ai fatti propri e a fumarsi una sigaretta. “Ma davvero una cosa così ti piacerebbe?” le ho chiesto poi spontaneamente, sorridendole. “Che cosa?” mi chiede lei. “Farti scopare da tuo figlio!” le rispondo io. “Ma che cazzo dici, sei fuori!” è stata la sua risposta, prima di alzarsi e andare in bagno. Quando è tornata in camera, di quella cosa non ne ha più voluto parlare, e più non ne abbiamo parlato, ma comunque non ci sono dubbi, che mentre scopavamo, quelle perverse fantasie su suo figlio, l’avevano mandata in ecstasy.

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