Una svolta inaspettata

Quando ho visto la prima volta Antonio, ho capito esattamente quello che volevo fare per lui. Dalla stampa della camicia al jack della sua cintura, il suo comportamento mi faceva capire che era un uomo debole ed era ovvio che sarei stata in grado di giocare con lui per molto tempo. “Posso offrirti qualcosa, Vincenza? Sto andando a pranzo”. “Certo, Antonio. Gradirei un po’ di pollo ed un frullato di mango. Grazie”. Quindici minuti più tardi, Antonio era tornato. “Ecco qua Vincenza, esattamente come ordinato”. Mi ha passato il cibo. “Allora, ti piace questa bella città?” Ho scartato il panino. “Non male, anche se è un po’ calda”. “Milano è calda a volte, ma almeno abbiamo la più grande collezione di attrezzature antincendio del pianeta.” Si infilò le mani in tasca, ondeggiando goffamente da un lato all’altro. “Wow. Io non lo sapevo”, quante cose non conosco di questa città. “E’ vero. Abbiamo un sacco di cose interessanti qui. Potrei mostrarti i siti archeologici se vorrai”. Antonio aveva gli occhi incollati al mio petto. “Ho vissuto qui tutta la mia vita.” Come previsto, le settimane con Antonio passavano con lui costantemente appoggiato alla mia scrivania, e innamorato pazzo di me. La sua attrazione per me era dolorosamente chiara, praticamente sbavava ogni volta che entrava nel mio ufficio. Giovedi era giorno di pulizie ed Antonio cominciò a spostare i mobili in ufficio per pulire dalla polvere e passare la cera. “Ciao Vincenza,” balbettò, fissando con desiderio le mie labbra. “Ho appena preso da bere”. Facendo un passo davanti a lui, ho volutamente urtato l’inguine con la mia anca. “Hai avuto una buona giornata?” Afferrando una tazza, l’ha riempita troppo, versando acqua sul pavimento. “Oops”. Le sue mani erano tremanti ed io sfacciamente gli chiesi se “Il tuo pene è duro, Antonio?” (non c’erano segni esteriori, ma non ho potuto resistere ed ho chiesto). “Sì”, la sua pronta e seria risposta. “Cosa c’è di me Antonio che te lo ha fatto diventare duro? E’ il mio culo? Il mio seno?” Mi fissò profondamente negli occhi e si leccò le labbra. “Entrambe le cose.” “Interessante”. “Lei è una donna molto bella, Vincenza.” Mi sono avvicinata ancora di più, i nostri nasi quasi si toccavano. “Ti piacerebbe scoparmi, Antonio?” “Sì”. Il suo alito sapeva di caffè stantio. Mi misi a ridere e mi allontanai qualche centimetro da lui. “Non preoccuparti, Antonio. Io non dirò a nessuno ciò che succederà in ufficio”, dissi io passando un dito ai margini della mia bocca; ho aggiunto, “come vuoi scoparmi? Missionario? Pecorina? Oppure sei uno di quei mostri appassionati di sesso anale? Vuoi mettermi il tuo cazzo enorme nel mio buco del culo stretto?” “Sì”. “Cosa?” Ho risposto, fingendo fastidio. “Tutto questo,” Antonio farfugliò. “Beh pensaci e fammi sapere. La prossima volta, voglio che tu sia più specifico.” Il venerdì non vedevo l’ora di tornare a casa, mi dirigo verso l’ascensore. Quando vi ho messo piede, ho sentito una voce. Era Antonio. “Hey, Vincenza. Hai bisogno di aiuto? Posso portare quella roba alla tua auto, se vuoi. Ho parcheggiato accanto a te nel parcheggio”. “Va bene, grazie”; ho capito che era giunto il momento giusto per farci la tanto scopata di cui avevamo parlato giorni prima. “Allora Antonio. Di cosa abbiamo parlato giorni fa, in modo molto serio?” “Di cosa stavamo parlando?” Come se non ricordava. “Sai, alla macchinetta del caffè…”. Si grattò la testa nervosamente. “Vuoi dire del fare sesso?” Un rossore gli invase il viso. “Hai ancora voglia di scoparmi, Antonio?” “Non hai idea di quanta voglia io abbia”, balbettò, con la fronte lucida di sudore. “Oh, ma tua moglie? non credo lei sarà d’accordo…”. “Mia moglie?” Era come se avesse dimenticato di averne una. “Oh, mia moglie, la nostra relazione è molto aperta, io sono praticamente un uomo libero”. “Quindi, andare in un albergo con me non sarà un problema?” “Per niente.” “Bene. Allora andiamo, adesso”. Guidami”. “Ok. Dammi un secondo”. Giusto il tempo per inviare un sms alla moglie ed avvisarla del ritardo e la serata poteva cominciare. “Sei pronta per una bella serata divertente?”, fu la sua domanda e sarcastica la risposta che gli diedi… “Non hai idea”, ridacchiai. In poco tempo arrivarono all’albergo. Dopo che Antonio aveva effettuato la registrazione – e tutto sembrava andare nel modo migliore, come si può immaginare – e avevamo ottenuto la nostra camera, ha messo le chiavi delicatamente sul comò e si tolse la giacca. “Vuoi qualcosa da bere?” “Acqua, grazie”, dissi mentre mi sedetti sul bordo del letto. “Mi sento un po’ stanco. E’ stata una lunga giornata, una settimana lunga”. In pochi secondi, Antonio aveva sistemato il letto in modo da essere comodo per entrambi. “Sarà meglio che vada in bagno adesso”. “Buona idea”. Mentre lui face la pipì e si lavò le mani, ho sorseggiato con calma la mia bevanda fresca. “Allora…”, affermò con gli occhi lucidi mentre si spogliava i pantaloni. “Allora, cosa vuoi fare prima?”, gli risposi seccamente ben sapendo e facendogli capire che di solito è l’uomo che comanda in questi giochi tra amanti e che non dovevo essere io a dirgli cosa volevo mi facesse. Mi guardava stranito, quindi alla fine dovetti prendere io l’iniziativa. “In primo luogo?” Detta così sembrava che dovesse durare tutta la notte l’incontro. “Puoi iniziare col mostrarmi il tuo cazzo. Voglio vedere se ne vale la pena  o sto perdendo il mio tempo”. “Ok” ed ha iniziato a calarsi i pantaloni. “Non è poi così piccolo come pensavo”. In realtà era piuttosto grande, anche di spessore e di un bel colore viola. “Ho bisogno di esaminarlo.” Si trascinò oltre, la sua appendice gonfio in testa. “Bravo ragazzo, sei sempre così duro e sull’attenti?” “Per te, sì”. Il suo pene si agitava. “Ora fatti una bella sega e fammmi vedere come schizzi, mentre io mi sditalino e ti faccio vedere come si masturba una donna”. Lui rimane sorpreso, per non dire amareggiato. “Non hai intenzione di toccarlo?” “Voglio vederti giocare con te stesso. Ciò mi eccita oltre ogni immaginazione”. “Il tuo desiderio è un ordine”. Ubbidì ma non sembrava poi tanto convinto di questo, anche perchè si immaginava una di quelle grandi scopate come poche volte ne aveva fatte nella sua vita, ma poverino la serata non era iniziata sotto i migliori auspici per lui, anche se poteva vedere una donna sgrillettarsi e titillarsi la figa “in diretta”. Dopo qualche minuto il pre-cum fece capolino dalla cappella. “C’è un po’ di sperma.”, disse stringendo la cappella tra le dita, una goccia di crema uscì dalla punta. “Vuoi assaggiare?” “Pompalo ancora un po’, Antonio. Mostrami che sai come si fa. Fammi vedere come lavori il tuo cazzo. Fammi vedere come cambia colore. “Mi chinai a pochi centimetri dal suo membro durissimo. Fammi sentire quanto sei virile. Mentre parlavo, sapevo che avevo convinto Antonio e lo avevo eccitato a dovere. Il suo viso si contorse ed il suo respiro divenne irregolare. “Non posso resistere a lungo», gridò. “Ho solo bisogno di…” Si chinò per un bacio. “No, Antonio.” Lo spinsi via, coprendo con le mie dita le labbra. “Abbiamo finito per oggi”. “Cosa?, mi lasci così?” “Oh, povero piccolo. Penso che lo farò.” Mi alzai, mi sistemai la gonna e mi preparai per uscire dalla stanza. “In realtà, Vincenza. Non credo che lo farai”. La sua voce era cambiata. Intuìì il suo comportamento. “Oh? E che cosa hai intenzione di fare?” Mi voltai, freddamente applicandomi un po’ di balsamo per le labbra. “Vedrai”, ringhiò. E con tre grandi passi, Antonio mi spinse contro la porta, il suo avambraccio a premermi la parte posteriore del collo. Presa dal panico, ho cercato di scappare. “Antonio, per favore non…” “Non ho fatto tutta questa strada e pagato tutti questi soldi per niente, Vincenza”. Ha rafforzato la sua presa. “Sai da quanto tempo ho voluto vederti nuda? Da quanto tempo ho voglia di toccarti e baciarti?” “Molto tempo?” Tremavo. Passò una mano viscida alll’interno della mia coscia. “Sei calda. Ed io che pensavo che saresti stata fredda”. “Antonio …” Lui non ascoltava. “Sai quante erezioni ho ogni volta che passi davanti a me in ufficio? Oppure quante volte ho dovuto masturbarmi nel bagno, durante la pausa? O quante volte ho scopato mia moglie quando tornavo a casa, perché non riuscivo a sopportare più il dolore nelle mie palle? “raggruppò la gonna intorno alla mia vita, tirando le mie mutandine da una parte. “Vincenza. Ho bisogno di scoparti e farti male”. “Fallo pure Antonio, se è questo quello che vuoi”; ero preparata al peggio. “Non stavo chiedendo il permesso,” gemette con voce impastata. Poi, attraversando le mie cosce, Antonio accarezzò il mio sesso dall’arco della mia vulva alla punta del mio coccige, avanti e indietro, avanti e indietro, mi accarezza, mi accarezza come se fosse un imperatore ed io il suo animale domestico. Con mia grande sorpresa, mi sentivo bene. Accanto a me, il corpo di Antonio in realtà sembrava quello di mio marito. “Antonio…” “Ti piace, non è vero, Vincenza?” “Antonio…” Mi stava trattando con competenza e sicurezza sempre maggiori, e dal piacere che provavo faticavo a parlare. Il piacere aveva preso il posto della paura. Mi stava mordicchiando l’orecchio. “La tua figa ha un odore così buono. Ancora meglio di quanto pensassi”. Quando fu evidente che il mio nettare stava scorrendo in abbondanza, Antonio mi penetrò con una facilità quasi imbarazzante. “Sai Vincenza, non sei stata molto gentile con me. Ma ti perdono. Inoltre…” Tolse il cazzo dalla figa e mi girò con le spalle contro la porta, e ci trovammo faccia a faccia. “Hai le migliori tette che abbia mai visto.” Lentamente sbottonò la camicetta e mi sollevò ogni mammella fino a farla uscire dal reggiseno. “Sicuramente le migliori tette che abbia mai visto”, ripetè. Scagliandosi contro i miei capezzoli, mi ha consumata con tutta la potenza di un vero maschio assatanato di sesso, assaporando e succhiando fino a quando presa dall’eccitazione stavo quasi scivolando per terra. Mi permise di spogliarmi nuda, giusto per potermi vedere e toccare meglio. Ad un certo punto, guardandolo afferrare le piante dei miei piedi per tenere le mie gambe larghe, ho pensato che mi avrebbe diviso a metà. Solo allora ho notato quanto bello ed elegante fosse quest’uomo. “Tu sei un bell’uomo, Antonio”. Sorrise, prendendo un preservativo dalla tasca posteriore e srotolandolo abilmente sul suo pene, guidandolo nella mia vagina con una spinta secca. “Oh… Antonio…” Mi lamentai ed ansimai, mentre la mia testa sbatteva contro la porta. “Sei incredibile!”. Antonio ordinò: “Ora capovolgiti Vincenza. E ‘il mio turno godere e sborrare”. Mentre si avvicinava l’orgasmo però, i suoi sforzi si trasformarono in una raffica di colpi secchi, la sua presa sui fianchi si fece più dura, come se stesse usando una specie di mitragliatrice gigante. Pochi istanti e sborrò urlando di piacere, tutto quello che per anni non aveva potuto schizzare dentro di me. Infine, quando ebbe finito di schizzare ogni grammo del suo seme uscii dalla figa e mormorò, “La prossima volta, voglio infilare il mio cazzo in quel buco stretto del tuo culo. E’ abbastanza chiaro, Vincenza?” Mentre giaceva nudo e completamente esaurito, Antonio si vestì, si aggiustò la camicia e la cravatta, ed indossò la giacca. “Ci vediamo in ufficio. E’ stato fantastico!”, e con un gesto di sfida mi lanciò le chiavi della macchina e se ne andò.

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