Una curiosa gita fuori città

Era giunto il momento di prepararsi alla primavera, fine della sessione di esami. Mentre tutti gli altri studenti universitari progettavano la partenza verso mete esotiche, Simonetta ed i suoi amici, volevano visitare alcune mete italiane che ancora non avevano visto. Ma non tutti erano poi così d’accordo. Perché no? Simonetta era pronta a tutto. Non gli importa che avrebbe guidato per 2300 km in auto! Avevano solo sette giorni di pausa dalla scuola, ed erano decisi a fare ciascuno ciò che volevano. Gennaro aveva messo a punto un programma con il quale avrebbe guidato secondo un piano di turni, ognuno a turno avrebbe guidato e dormito, fermandosi solo per il gas, generi alimentari o l’uso di un bagno. Susanna ha calcolato che guidando un po’ oltre i limiti di velocità, potevano arrivare alla meta in meno di due giorni. E lo hanno fatto! I calcoli erano giusti. Quaranta-sei ore più tardi, dopo aver ascoltato molti cd nell’impianto audio, arrivarono a destinazione, stanchi, sudati e con una gran voglia di riposare e farsi una doccia. “Prendiamo un hotel!” Si lamentò Simonetta. “Stai scherzando?” Gridò Susanna. “Facciamo campeggio nella natura, è molto più stimolante e salutare. Gennaro fissò entrambi, mordendosi il labbro, cercando di decidere. Proprio in quel momento, un gruppo di ragazzi passarono davanti a loro, cantando e ridendo, ed entrarono nel bar più vicino. I ragazzi erano giovani ed abbronzati. Indossavano costosi orologi da polso e pantaloncini kaki. Tutti si guardarono in faccia e decisero di entrare pure loro nel bar, almeno per un primo giro di bevute. Cedendo alle pressioni, Simonetta entrò nel bar con i suoi amici. Susanna è andato dritto verso il barista per un primo giro di superalcolici. Nel frattempo, Gennaro ha incontrato qualcuno che conosceva da scuola, una ragazza, compagna di scuola, ai tempi delle superiori. Simonetta lasciò cadere lo sgabello e chiuse gli occhi. Signore…” Ha sentito una voce maschile bassa accanto al suo orecchio. Aprendo un occhio, scorse un uomo di circa 45 anni, con una coda di cavallo, lunghi baffi ed un tatuaggio su di un braccio. “Cosa c’è?” Chiese con nonchalance. “Vuoi?”, Ha chiesto. “No, il mio amico sta ordinando qualcosa da bere in questo momento. Ma grazie, “rispose”, ammesso che era un cameriere. “No, non da bere, ma sesso. Sai, ho voglia. Simonetta abbozzò un sorriso. L’uomo ha continuato. “Io lecco il culo e la figa. Tu mi dai venti euro. Ti scopo in tutte le posizioni e poi ti sborro in bocca. Ok? Ti piace l’idea?”. Simonetta era completamente stordita. Prima di tutto, non riusciva a credere alla sua audacia. Simonetta sapeva di essere bella. Che cosa vuole un tipo come questo? Inoltre, le stava chiedendo soldi? Non aveva mai pagato per fare sesso nella sua vita e non aveva mai dovuto. Perché iniziare ora? Inoltre, perché a soli 20 euro? Non era molto, considerando i servizi che offriva. Ma poi, come poteva essere un gigolò con il suo aspetto completamente sciatto? E perché poi lei ci stava pure pensando a questo? Simonetta ha dovuto ammettere che c’era qualcosa in lui che la intrigava. Le piaceva il modo in cui si trovava così vicino a lei, attento e gentile. Le piaceva la sua offerta, il modo in cui egli ha posta in modo così tranquillo, da apparire quasi serio. Per qualche ragione che non riusciva a capire era molto tentata. Guardò i ragazzi all’interno del bar e mille pensieri gli riempivano la mente. Come sarebbe fare sesso con lui? e fare sesso i suoi amici, come sarebbe stato? Improvvisamente, Susanna è apparsa con le bevande, dando a Simonetta un bicchierino colpo pieno di liquore, guardando l’uomo messicano dalla testa ai piedi. “E’questo il tizio che ti sta importunando, Simonetta?”. L’uomo ignorò Susanna e continuò a guardare profondamente negli occhi Simonetta. A Simonetta tutta questa attenzione, sotto sotto, piaceva. “No, no – va tutto bene. Ho intenzione di portare i miei bagagli nell’albergo proprio di fronte “, ha mentito, strizzando l’occhio al l’uomo. “Torneremo in pochi minuti, va bene? Dillo tu a Gennaro da parte mia”, ha detto, rifiutando un terzo bicchere di liquore. Susanna fissò con sguardo interrogativo, poi bevve lei il bicchierino. “Ok, come vuoi”, mormorò. Fuori, in strada, Simonetta frugò nella borsetta per i venti euro. “Ecco qua,” disse all’uomo con un sorriso. Lui ricambiò il sorriso. “Ti piacerà, te lo prometto. Riuscirò a farti venire molte volte”. Senza sapere perché, Simonetta gli ha creduto. Al motel dall’altra parte della strada, Simonetta aveva già prenotato una camera al secondo piano. Dopo aver parcheggiato la macchina nel parcheggio di fronte al palazzo, l’uomo ha dovuto aiutarla a scaricare il bagaglio delle ragazze nella stanza. “Non c’è bisogno che mi aiuti”, Simonetta gli disse a bassa voce. “Va bene, ma non è un problema”, rispose bonariamente, asciugandosi alcune gocce di sudore dalla fronte. “Per favore, accomodati sul letto”, ha detto Simonetta, indicando uno dei due letti da una piazza e mezza in camera. Lei si sedette sul bordo del letto, mentre l’uomo si inginocchiò tra le sue gambe. Lui con cura e delicatamente cominciò a spogliarle i pantaloni da yoga. “Mmm,” ha detto, “Ha un buon odore”. Nascose il viso tra le sue gambe. Lei sentì la sua lingua che vagava sulla sua figa, alla spasmodica ricerca del suo clitoride. Lei cacciò le anche in avanti per aiutarlo. “Puoi toglierti i vestiti?” Gli chiese a bassa voce. Lui subito si alzò e si tolse la t-shirt. Era un uomo peloso con una grande pancia, ma questo alimentava il desiderio di Simonetta. Pensare che fino a qualche istante fa lui era il ragazzo che l’aveva infastidita… eppure la cosa la eccitava, e non era per nulla infastidita da ciò che era successo prima. Come ha abbassato i suoi jeans, Simonetta notò che il suo cazzo era gonfio ed aveva due belle palle grosse. Allungò la mano per accarezzarlo. Protesasi in avanti, prese la cappella in bocca, agitando la sua lingua intorno al suo buchetto. L’uomo gemette, chiudendo gli occhi. “No, no,” lei disse. “Ti ho pagato quindi sei il mio servo, il mio schiavo scopatore”. Lui sorrise. “Bene, allora, devi lasciarmi fare quello che voglio, vero?”. “Io ti ho detto quello che avrei fatto, così ora lo faccio”. Simonetta aveva capito quello che stava dicendo. Voleva rispettare i termini del loro contratto verbale. Ammirava i suoi principi esigenti! Lei gli avrebbe permesso di fare tutte le cose che aveva elencato. Ha preso una piccola bottiglia dalla tasca anteriore dei jeans, che erano ormai intorno alle caviglie. Era una specie di olio da massaggio. In un attimo furono entrambi completamente nudi. Poi si mise a succhiare i capezzoli, dicendole quanto piuttosto grossi e succosi fossero. Da lì prosegui con il “menu” delle cose che aveva intenzione di fare e farsi fare e quindi ha aperto la bottiglietta di olio e cominciò a versarne enormi quantità sulla figa e nei dintorni, in particolare intorno e nel buco del culo di Simonetta, iniziando a lavorare con le dita tutto intorno il caldobuco grinzoso. Era squisito. Senza mai avventurarsi troppo in profondità, fece scivolare il dito con cura appena sottoo il bordo del buco. Allo stesso tempo, strofinò il clitoride con la pelle ruvida del pollice, eccitando terribilmente la ragazza. Poi abbassò la testa e cominciò a leccare il buco del culo, proprio come aveva promesso. Era una sensazione strana ma bello. Quando cominciò a titillare la figa mentre sditalinava il culo, Simonetta ha capito che le piaceva la sensazione. Ora ha sostituito la sua lingua con il dito, senza mai mollare la presa del clitoride e del buco del culo. Era gentile – quasi tenero con lei, e si ricordava sempre di stimolare il clitoride mentre giocava con il culo caldo, umido e ben scivoloso. Alternandosi tra culo e il clitoride, usava sia le dita che la bocca per la stimolazione orale. La figa si contraeva continuamente, in maniera incontrollata. Si leccò le labbra, fermandosi un paio di volte ad immergere la lingua nella fessura ormai gocciolante. Poi cominciò a leccare e succhiare il clitoride con crescente intensità. Il suo dito indice scivolò delicatamente all’interno del suo culo. Lo mordicchiò dolcemente con i bordi dei denti, poi avvolse il tutto nelle sue labbra mentre succhiava forte, facendo sempre rotolare la sua lingua attraverso la pelle tesa. Nel frattempo, il suo dito scivolò e si piegava ad uncino per aumentare il piacere. Lei spingeva i fianchi come una pazza. Queste sensazioni erano superlative. Si fermò con la bocca per un momento, masturbandole il culo e la figa allo stesso tempo con una mano. Il modo in cui studiava le sue parti intime è stata una sorpresa incredibile per Simonetta. Lo guardò mentre le sue dita scintillanti scorrevano dentro e fuori ancora ed ancora e mentre si leccava le labbra e lisciava i baffi con la mano libera. Ora il suo viso scese sul suo clitoride. Continuava a massaggiare il clitoride delicatamente con la punta delle dita, quindi sostituiva il dito con la lingua. Lo ha fatto più e più volte, l’altra mano massaggiava delicatamente il culo. Simonetta era eccitatissima, le sue ginocchia tremavano. Si teneva salda contro la sua lingua e la spingeva verso il basso se stessa contro il suo dito. Con un urlo forte raggiunse il suo primo orgasmo, schizzando i suoi umori femminili in faccia al ragazzo, riempiendogli il viso. Jose si appoggiò sui talloni, sorridendo. Si pulì la bocca con il dorso della mano. “Ti è piaciuto?”, chiese, come se avesse appena testato una macchina. Ancora ansimante, Simonetta non poteva che annuire. “Ora si scopa sul serio”, disse, indurendosi il cazzo con veloci movimenti duri. Girò Simonetta sullo stomaco, piegandola sulle ginocchia. Poi, molto lentamente ma con movimenti decisi, fece scivolare il suo cazzo nella figa. Simonetta gridò, stringendosi contro di lui per farsi scopare più a fondo. Simonetta si fidava di lui e sapeva che qualunque cosa avessee fatto per lei era per farla venire, non importa cosa. “Ok”, ha accettato. Tirando il suo cazzo di nuovo fuori, ha accuratamente massaggiato il buco del culo, che era ancora aperto grazie al sapiente lavoro delle sue dita, iniziando a lavorarlo con la punta del suo cazzo, reso ormai scivoloso dai suoi succhi. Lo ha lavorato così lentamente che Simonetta era senza fiato. Sembrava incredibile. Ha scopato il culo con colpi lunghi e lenti, pizzicando il suo clitoride e facendo scorrere il pollice dentro e fuori dalla sua figa allo stesso tempo. Dopo circa cinque minuti, Simonetta venne di nuovo. Poi Jose le hachiesto di girarsi sulla schiena. Ha infilato il suo cazzo ancora nel culo, da una diversa angolazione. Per tutto il tempo, non ha mai smesso di lavorare il clitoride. Lui allargò le labbra della figa tenuta aperta con una mano e fissò intensamente le sue pieghe scintillanti e rosa. Il suo cazzo scivolò lentamente dentro e fuori dal buco del culo. Il suo clitoride pulsava sotto il suo dito. Fissò la sua figa, sussurrando complimenti, mentre diventava sempre più umida sotto il suo sguardo. La baciò, la sua lingua nella sua bocca. E’ stata una cosa molto eccitante per Simonetta, tanto che venne di nuovo, urlando il suo nome. Tirò fuori il cazzo dal culo in fretta, la mano avvolta saldamente intorno alla sua circonferenza. Mentre dirigeva il suo cazzo fino al suo viso, Simonetta aprì la bocca. Era l’ultima parte del loro accordo. Aveva detto che le sarebbe venuto in bocca. E questo è quello che ha fatto, esplodendo sulla sua lingua tesa in avanti, con un urlo forte. Simonetta ingoiò tutto, ed il sapore era, a suo dire, delizioso. “Piaciuto?” Chiese, guardandola profondamente negli occhi. Sembrava preoccupato, come se avesse davvero bisogno della sua approvazione. Simonetta si avvolse intorno a lui in un caldo abbraccio. “Oh, Jose, è stato meraviglioso. Come farò a vivere senza di te adesso? Non puoi diventare il mio ragazzo?”. Ovviamente era una battuta e stava solo scherzando. Si era seriamente affezionata a lui durante la loro ora straordinaria di intimità. Lui la guardò con sorpresa. “Dove vivi?”, le chiese. “Fuori Milano», rispose lei. “Ho vissuto in zona anni fa, quando era più facile trovare lavoro. Alcuni amici miei avevano trovato lavoro ed io mi ero unito a loro. Sono stato lì un anno. Ho sempre pensato che sarebbe bello poterci tornare, un giorno”. Simonetta scarabocchiò il suo numero di telefono su un foglietto di carta accanto al telefono, poi lo porse a Jose. “Mi chiami?” Chiese, con gli occhi serio e sincero. José sorrise. “Una bella ragazza come te, vuole un signore di una certa età, basso e grasso, come me? “Simonetta annuì, baciandogli la guancia. “Si, signore,” sussurrò, mentre si girava per baciarlo.

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