Una brava baby sitter

Posò la borsa dei documenti al solito posto accanto al grande divano nero, chiudendo poi la porta dietro di sé. Come la riunione si avvicinava, il carico di lavoro sembrava diventare più grande. Era imbarazzante che lei non avesse ancora steso nemmeno una riga del discorso per il suo capo, ma oltre a quello doveva fare da baby sitter al figlio del vicino di casa, e di tempo ne aveva davvero poco. “Gerardo” gridò, scavalcando giocattoli sparsi sul pavimento. Poco dopo il bimbo che lei accudiva sbucò fuori da una stanza e le corse incontro. “Giovanna” gridò, abbracciandola. Lei rise e gli prese la mano, e si  accovacciò per poter parlare con lui. “Eccoti”, la voce di un uomo l’aveva quasi spaventata. Lei si girò di scatto, sorpresa. Il suo volto giovane, si aprì in un ampio sorriso timido. “Oh, sei tu Andrea, mi hai colto di sorpresa”. Ridacchiò, i suoi occhi scuri fissavano intensamente quelli del ragazzo, la cui voce le provocava brividi in tutto il corpo. Andrea sbucò dalla cucine e si fermò, quasi a voler fissare l’immagine di lei, chinata in quel modo, con la gonna a cavallo tra le cosce, meravigliosamente toniche, i capelli lisci lungo la schiena, di un colore abbagliante che ben si intonava col corpo affusolato. Andrea afferrò la sua cartella, le chiavi della macchina e li salutò. “Sarò di ritorno per le otto, e la aspetto anche domani, stessa ora. Torno prima del previsto stasera, in modo da non costringerti a rimanere fino a tardi”. Lei annuì: “Va bene, buona giornata di lavoro”. Fece una pausa, tenendo gli occhi fissi sul suo corpo, quasi riuscendo a reprimere la voglia di andare a lavoro. Ha dato un ultimo sguardo intenso alla ragazza prima di chiudere la porta. Il bambino si lamentò, “andiamo a giocare con il mio nuovo treno!”; lei rise e seguì Gerardo nella sua stanza, per un’altra giornata di super lavoro come baby sitter. Ovviamente ben poco tempo da dedicare alla riunione ed al documento da preparare. La giornata passò tranquilla, e ben presto arrivarono le 8 di sera. Sentì una mano scuoterla sui fianchi e le braccia fino alle spalle, ed un respiro caldo sulla guancia. Lei gemeva leggermente, muovendo il suo corpo snello sul divano. I suoi occhi si aprirono di scatto, per cercare di capire cosa stesse succedendo. “Svegliati Giovanna”, sentìì… Lei rimase a bocca aperta, con le guance in fiamme. “Oh, mi dispiace tanto… devo essermi addormentata dopo che ho messo Gerardo a letto”. Lui le teneva il braccio mentre l’aiutava a sedersi. “Non ti preoccupare”, le disse con una voce bassa e tesa. Lui si era accovacciato vicino al divano, con la mano ancora sul suo braccio mentre lei spostò le gambe verso il pavimento. Sentiva il profumo della sua acqua di colonia e lei strinse le gambe per non farle tremare. Lui la guardava; i suoi occhi vagavano per le labbra, giù per il collo e si fermarono a fissare i suoi seni, perfetti. Notò i capezzoli indurirsi contro il tessuto sottile sotto il suo sguardo. La guardò negli occhi, con una voglia che si vedeva scritta sul suo volto. “Ti voglio”, le disse deciso, sembrava quasi un comando. Aveva aspettato così a lungo per dirle una cosa del genere e ora che finalmente poteva, rivelò essere molto timido, ma al tempo stesso sfrontato; non ha perso comunque tempo, e fece la prima mossa tirando il corpo della ragazza contro il suo, con le sue braccia che avvolgevano la schiena, mentre con un lungo bacio le sue labbra devastavano il silenzio della stanza. La bocca aperta, la lingua che le esplorava ogni centrimetro di labbra e bocca. Lei gemeva nella sua bocca, quasi in apnea. Lei non resisteva e dopo essersi alzata in piedi si spogliò la camicia, non curando se qualche bottone si strappò. Rimanette in reggiseno nero e bianco di pizzo e la prossima mossa fu prendersi cura del rigonfiamento molto visibile attraverso i pantaloni di Andrea, che in un attimo si tolse pure lui la camicia, rimanendo a petto nudo. “Solo riesco a farmi forza ed a dirti che ti voglio possedere, la tua bocca mi fa impazzire e la tua fica è il tesoro che vorrei esplorare stasera”; mentre parlava la sua bocca si abbassò sul suo collo e le sue dita slacciarono il reggiseno, lasciandolo cadere a terra con gli altri vestiti, e delicatamente prese in bocca un capezzolo, succhiando leggermente. Le sue mani afferrarono le spalle ed agganciarono le dita l’elastico della gonna e lo sganciarono, facendola cadere a terra, in modo che si vedesse benissimo la sua figa, sulla quale aveva fantasticato nelle ultime settimane. Particolare interessante, lei non indossava mutande da donna, ma un perizoma bianco di cotone, con un fiore rosa e diamante su di un lato. Emise un gemito basso, ed eccitata com’era compì un balzo in avanti, sollevando le gambe e tenendole divaricate. Fece scivolare per terra le mutandine, godendo entrambi del fatto che erano bagnate fradice. Lei gemeva, ma era incontrollabile. Gli mise la passera davanti alla faccia ma non parlò, chiaro segno che lui doveva prendere l’iniziativa ed iniziare a leccare. Lui capìì al volo, tirò le labbra da una parte e fece scivolare la lingua contro il suo clitoride, premendo la bocca contro la sua figa bagnata. Lui gliela divorava, le sue labbra leccavano, strofinavano, si strusciavano, baciavano e succhiavano fino a quando lei non cominciò ad urlare dal piacere, stringendogli le dita tra i capelli. Il culmine fu quando lui le infilò il dito medio dentro di lei, premendo il suo palmo contro il clitoride, sfregandolo in modo forte, facendola godere sempre di più. Lei rimase a bocca aperta mentre lui le prese in bocca, uno dopo l’altro, i due capezzoli, mordicchiandoli e succhiandoli con violenza, mentre il suo dito medio proseguiva ad esplorare la fichetta ormai umida e gocciolante umori. “Oh mio Dio”, gemette lei, inarcando la schiena con violenza, il suo seno premuto contro la bocca di Andrea che, capita la situazione, fece scivolare un altro dito in fica, iniziando a spingere dentro e fuori, tutto era completamente scivoloso e molto bagnato. La baciò con violenza, le sue dita la perforavano mentre lei gli stringeva le spalle, gemendo sempre di più e raggiungendo il suo primo orgasmo. La sua figa sembrava quasi spremuta contro le sue dita  e lei dal piacere rabbrividì, aggrappandosi a lui, gridando e godendo. Il suo cazzo era duro e lei lo voleva, ma non poteva compromettere la sua verginità, che voleva mantenere sino al matrimonio, per cui si girò di schiena offrendo il buco del culo, unico buco che non avrebbe fatto scoprire non fosse più vergine dopo quella serata. Guardò verso di lui, ordinandogli “Scopami Andrea”. Respirò nervoso, con in mano il suo cazzo duro mentre lospingeva dentro di lei da dietro. La sua figa completamente bagnata continuava a gocciolare e molta di quella brodaglia fu utilizzata da lui per lubrificare cazzo e culo. Afferrò i fianchi e cominciò a stantuffarle il culo, che piano piano si allargava a contenere tutto il cazzo. Gemette, sentendo le sue pareti strette avvolgere il cazzo. Ha iniziato a scoparla più velocemente, le mani la tiravano contro di lui. Si tirò indietro una volta, tirò fuori il cazzo dal culo e poi glielo spinse dentro ancora, con più forza. Gridò di nuovo, stringendo il suo corpo con la forza, sentendo un orgasmo imminente. Chiuse gli occhi per un secondo e si chinò su di lei, il braccio destro avvolto intorno al suo stomaco, in modo da tenerla premuta contro di lui, il suo cazzo spinto fino in fondo. Le sue grida le riempirono le orecchie mentre gemeva profondamente, rilasciando una colata di sperma tutta dentro il suo culo. Lei poteva sentirla scorrere dentro e lui godeva con le contrazioni del culo che si apriva e chiudeva sotto i getti di panna calda che lo farcivano. La sua schiena era completamente tesa mentre lentamente si svuotava, riempiendo lei e facendola godere di nuovo. Finito tutto, crollarono sul divano, stanchi, sudati, tremanti e senza fiato. Lei gli passò la mano sui suoi addominali e si stiracchiò languidamente tra le sue braccia. “Meno male che Gerardo ha solo cinque anni; avremo bisogno di te per molto tempo”, le disse, sorridendo. Lei sorrise.

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