Papà spione - parte 2
Teneva il cellulare saldamente stretto in mano, mentre era ancora in salotto con i pantaloni a mezza gamba e il cazzo pulsante di fuori. Trovato il numero di Francesca, gli mandò un sms con scritto “Chiamami subito è urgentissimo!” E rimise il telefono dove l’aveva trovato. Poi corse in camera sua rischiando di cadere un paio di volte. Adesso cercava quella telecamerina che gli avevano dato il giorno prima in banca: era una microcamera capace di vedere anche al buio e con una definizione altissima, che poteva registrare o trasmettere in tempo reale, utilizzata dalla sorveglianza. La cosa migliore era che non necessitava di alimentazione, aveva una batteria interna con una lunga autonomia. Ed ecco che nemmeno un minuto dopo, il cellulare di Debora inizia a squillare. Stizzita, il sig. Granpasso sente sua figlia urlare dal bagno di prendergli il telefono e portarglielo. Ma lui scusandosi disse che non aveva idea di dove fosse, e che aveva altro da fare. Così Debora uscì dalla doccia, tutta insaponata e con l’accappatoio rosa buttato addosso, lasciando una scia umida dietro di se visto che era scalza. Appena la ragazza svoltò l’angolo per andare in soggiorno a rispondere, sig. Granpasso si mosse con la rapidità della folgore: entrò nel bagno e posizionò la microcamera in un angolo strategico, ove poteva inquadrare tutta la stanza. Poi corse fuori e andò a chiudersi in camera sua, accendendo rapidamente il computer. Sentiva Debora urlare qualcosa al telefono, chiedere se l’amica fosse impazzita e poi attaccare malamente. Poi i passi che indicavano stesse tornando in bagno, a riprendere il lavoro interrotto. Il sig. Granpasso era pronto: aveva lo schermo davanti con le immagini ad alta definizione del suo bagno di fronte, il cazzo duro e venoso stretto nel pugno e uno sguardo avido negli occhi. Eco Debora che entra nel bagno, si chiude a chiave, e lascia cadere l’accappatoio a terra. Il suo corpo favoloso fa gemere il sig. Granpasso, che guarda bramoso quelle tette piccole e sode, quei capezzoli duri, quelle gambe sode e morbide e quella fica completamente depilata e gustosa. La ragazza riprende a sciacquarsi dal sapone mentre il padre inizia a segarsi con foga e passione. E poi ecco, Debora alza una gamba e dirige il getto della cipolla della doccia in mezzo alle sue gambe. Si stava masturbando anche lei! Il sig. Granpasso non può credere ai suoi occhi: la sua figlioletta adorata si sta procurando piacere con il getto intenso della doccia, stimolandosi il clitoride. Il volto della giovane era contratto in un’espressione di puro godimento, gli occhi socchiusi, la bocca semiaperta, il collo leggermente reclinato all’indietro. Ed ecco che poi con l’altra mano si infila di botto due dita dentro la fica, aprendola, esplorandola. Ma a Debora questo non basta: lascia cadere la cipolla della doccia che schizza acqua un po’ ovunque e prende in mano il falcone del balsamo per i capelli. Con fatica lo infila dentro la sua passera vogliosa, dilatandola e godendo come un’ossessa. Adesso entrava ed usciva velocemente dalla sua fica, mentre con l’altra mano Debora si toccava il buco del culo. Il sig. Granpasso non ce la faceva più, e sborrò una quantità di liquido bianco inaudita, impiastricciandosi i pantaloni e metà della tastiera del computer. La figlia sul monitor venne nello stesso momento del padre, pizzicandosi il clitoride mentre la bottiglietta del balsamo usciva dalla sua fica lasciando la fessura oscenamente aperta e bagnata. Poiché erano venuti nello stesso momento, al sig. Granpasso sembrò proprio di essersela scopata, ma la sua gioia svanì poco dopo. Nella fretta di collocare la microcamera, non l’aveva attaccata bene dalla sua parte adesiva, ed ora, al seguito del chiudersi di scatto di un’anta della cabina doccia, era caduta sul tappetino davanti al lavandino. Anche se era piccola, il suo colore metallico spiccava sul rosa shoking del tappetino! Il sig. Granpasso era terrorizzato, cosa sarebbe successo adesso? Debora era in piedi sul tappetino, e si stava spazzolando i lunghi capelli. La telecamera era a terra, esattamente sotto alle sue gambe: infatti il monitor dava l’immagine della sua figa da sotto, ancora mezza aperta e grondante di umori. Questo bastò a far tornare in vita repentinamente il cazzo del sig. Granpasso, che rimanendo ansioso e preoccupato, si ritrovava con un cazzo ancora più duro di prima. Ed ecco che Debora si accorge di un peletto sulla sua patatina che non dovrebbe esserci, e prende le pinzette per toglierlo. Si accovaccia per guardarsi meglio proprio sopra alla microcamera, senza accorgersi di niente, e inizia a togliere le piccole impurità. Lo schermo dava ora la figa della figlioletta completamente aperta, e grazie all’alta definizione si vedeva bene l’interno e il clitoride ancora gonfio e pulsante. Il sig. Granpasso sborrò di nuovo poco dopo, godendo come non mai. Intanto Debora si asciugava, si era messa mutandine e reggiseno di pizzo celeste, ed era uscita dal bagno. Il sig. Granpasso approfittò di quando la figlia era entrata in camera sua per vestirsi, per andare rapidamente in bagno e far sparire la microcamere in una delle tasche dei suoi pantaloni. Appena l’oggetto del misfatto fu al sicuro, la porta della camera di Debora si aprì (si era messa un vestito molto corto bianco) e lei si fermo in mezzo al corridoio, fissando il padre. Il sig. Granpasso, dopo due venute colossali, era sporco di liquido umidiccio da quasi sopra il ginocchio fino ai bottoni dei pantaloni. Non pensandoci minimamente, tanto pensava ancora al corpo mozzafiato della figlia in quel momento, lui rimase fermo come un ebete a guardarla, sorridendo felice.
Leggi anche: Papà spione parte 1
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