Il Camerino - Parte 2

Filippo era appena venuto sulla mia faccia, con tutta l’irruenza dei suoi ventanni non aveva lasciato un solo centimetro di pelle pulito dal suo caldo seme bianco, Marzia intanto, completamente nuda, aveva sfilato anche l’ultimo residuo della mia biancheria, le mie calze di seta che indossavo sempre, anche a lavoro, dato che adoro l’effetto che queste hanno sulla mia pelle. ero di nuovo in piedi e dopo aver ripulito il mio viso, avevo preso a limonare avidamente col ragazzo, volevo renderlo felice e fargli capire chi era in comando. la mia lingua sapiente stava vincendo la lotta con la sua e pian piano guadagnavo spazio nella sua bocca. Ad un tratto lo sentii gemere, mi accorsi che mentre le nostre lingue danzavano, Marzia lo stava spompinando con una certa velocità e precisione. come può un ragazzo così giovane resistere a due donne fatte e finite? La caporeparto non si accontentava solo di lavorare lui con la bocca, prese ad accarezzare il mio sesso, passando la sua mano inanellata sul mio clitoride, mentre Filippo, un po’ più cosciente e reattivo ora, era sceso a succhiare i miei capezzoli dritti e marmorei. Tutto ciò stava sconvolgendo i miei sensi. Fino a quel momento avevo sempre considerato un errore cedere alle voglie sessuali sul lavoro. è rischioso dopotutto e ci si può mettere nei guai. Tuttavia, non appena le prime due dita di Marzi irruppero tra le mie labbra facendo fuoriuscire tutti gli umori che la mia vagina stava covando, realizzai che non mi importava più nulla, volevo godere. Le sue dita abili si erano aggrappate alla parete della mia femminilità, la sentii spingere, la sentii salire piano piano e percorrere quel corridoio caldo e umido che forse di lì a poco avrebbe ospitato ben altro che la sua mano. Scostai entrambi e presi una cintura esposta lì vicino, la feci schioccare sulla mia mano guardando quei due che sembravano sorpresi e allo stesso tempo curiosi. Mi avvicinai a Filippo e spingendolo con una mano sul suo petto glabro, lo feci sdraiare ai piedi di uno scaffale vuoto, nudo sul freddo pavimento. Mentre con la mia bocca titillavo i suoi pettorali, legai con la cintura le sue mani dietro la testa. Era alla nostra mercé, il suo cazzo sempre più duro e lo sguardo da cucciolo bisognoso di affetto. mi girai verso Marzia e gli dissi che poteva iniziare a scoparlo. Le non perse tempo, si mise sopra il ragazzo e con una spinta secca si fece penetrare fino in fondo. Filippo, che era eccitato da matti, lasciò andare un lungo gemito straziante. Le sorprese per lui, però, non erano ancora finite. Dopo aver visto la mia collega prendere un primo ritmo, lento e profondo, mi misi cavalcioni sulla faccia estatica dell’apprendista. Guardandolo come una padrona, gli accarezzai la fronte e gli dissi un unica, singola parola:”Leccami”. non ci fu bisogno di ripetere. Abbassai il mio culo su di lui e aprii con le dita le labbra succose dalla mia femminilità, la sua lingua rasposa si fece strada inesorabile, armeggiando a destra e a sinistra, ruotando su se stessa, cercando di cogliere quanto più spazio possibile, cercando di stimolare qualsiasi cosa riuscisse a bagnare. I miei umori fluivano abbondanti, stavo godendo davvero alla grande e sotto di me sentivo Filippo mugugnare ad ogni spinta, ad ogni affondo che Marzia richiamava con le sue possenti manovre. Un puledro montato da due insaziabili cavallerizze. Dopo pochi istanti venni ancora, inondando di dolci succhi la faccia e i capelli di Filippo, la sua faccia era una maschera di piacere. Mi alzai per dargli un po’ di fiato e consentirgli di vedere in che modo il suo cazzo era pompato alla grande dalla fica della nostra collega. Come un’esperta signora del sesso non aveva per nulla diminuito il suo ritmo e anzi sembrava impalare quella dura e giovanile verga sempre più in profondità. Mi abbassai su di lui, presi a mordergli un capezzolo, accarezzando il resto del suo petto con le mie mani, Marzia intanto si era sistemata per portare all’orgasmo il ragazzo, aveva stretto ancora di più i suoi burrosi fianchi di quarantenne. Si sentì un gemito profondo, gutturale, il ragazzo inclinò all’indietro la sua testa e tirò ancora di più i suoi già turgidi muscoli. “Eccoti piccolo mio!, Eccoti”, un sorriso di vitoria comparse sul volto della mia collega, vidi il seme colare lungo l’asta del ragazzo mentre lei ancora la affondava in pieno nella sua vagina. non voleva smettere, Filippo era in preda agli spasmi, alla fine implorò pietà e tutto finì. Era stato bellissimo per lui, due donne esperte al suo servizio, una di quelle esperienze che segnano per sempre la vita di un giovane. Mi stesi al suo fianco, slacciando la cintura che ancora lo teneva legato e baciandolo appassionatamente. Il sudore del suo viso misto ai miei umori gli conferivano un odore particolare, dolce e al contempo forte. Marzia intanto si era sistemata sull’altro fianco, con una mano ben salda sui testicoli del ragazzo, come a voler tastare con mano la virilità che tanto incredibile piacere le aveva dato. Passarono alcuni minuti, nei quali non facemmo altro che tacere, guardandoci a vicenda negli occhi. Quello che era accaduto sarebbe dovuto rimanere assolutamente segreto. non volevo rischiare di perdere il mio lavoro, la mia vita, per una semplice scopata, per una mezzora nel quale il mio cervello aveva perso il controllo e ceduto alla passione. Ero mesta e pensosa, preoccupata per ciò che questo nostro pomeriggio di divertimenti avrebbe potuto comportare, ad un tratto però… “Non credere che sia finita, ora tocca a me farti divertire”, quelle parole mi presero alla sprovvista, così come ciò che fece subito dopo. Afferò i miei polsi e mi legò esattamente come io avevo fatto con lui. Ero completamente esposta ai loro desideri, il mio sesso all’aria, le mie gambe aperte e i miei seni di nuovo turgidi. Io, il loro capo, schiava incatenata in attesa del biscotto che tutte le donne agognano. Continua … Bardo del piacere
 

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