Passione Pericolosa

Non ho mai confessato a nessuno quello che ho fatto con la mia cuginetta Rossana, se lo facessi sarei di certo criticato, anche se, ad onor del vero, a 29 anni i sensi sono difficilmente controllabili. Rossana aveva poco più di 18 anni quando le buttai gli occhi addosso; al mare, nel suo costumino da bagno mostrava tutto il suo corpicino perfetto, aveva anche un lieve accenno di tettine. La piccola s’era accorta delle mie occhiate e la malizia che usavo per guardarla; cominciò addirittura a far la civetta; sarà stata forse una mia impressione, ma mi pareva proprio che mi provocasse. ” andiamo a prendere un gelato? ” Le chiesi una sera; subito saltò su sul mio motorino felice. Poi mentre seduti su un muricciolo ci mangiavamo i gelati, mi dice con superiorità ” Guarda che mi sono accorta che mi palpavi la coscia…non tirare fuori la scusa che avevi paura che cadessi …- e aggiunse seriosa – lo dirò alla zia ” ” Tu non dirai niente a nessuno – ribattei – altrimenti niente più giretti in motorino e niente più gelati ” Infatti la piccola non solo non disse nulla ma già la seconda volta si lasciò palpeggiare per benino e, mi suggerì lei stessa di fermarci a mangiare i gelati su una panchina del lungomare. Avevo accumulato tanta voglia di sesso che,non appena finita la coppa,le presi una manina e, non so cosa mi spinse a farlo, gliela baciai. Il baciamano sarà d’altri tempi, ma con Rossana funzionò eccome; Le detti un bacio sulla bocca, il suo primo bacio; tremavo più io che lei, ero eccitato al massimo e, goffamente da inesperto anch’io, le cercai subito le tettine. Nel calzoncini l’inferno, nelle mani il Paradiso, la leggera camicetta mi permise di arrivare alla nuda pelle, cincischiavo i capezzolini e, cosa che non dimenticherò mai, il suo respiro affannoso; Sbuffava col nasino mentre con la lingua cercavo e leccavo la sua. Mi disse in seguito, che non sapeva che i grandi baciavano così, ma le piaceva un sacco. Quella sera però si dovette rientrare presto, a, malincuore, col sesso insoddisfatto, rientrammo a casa; mia sorella nel vederci, mi dette uno sguardo mellifluo che mi tolse il sonno, capii che aveva intuito qualcosa. Rientrati in città, bazzicai più spesso del solito la casa di mia zia e, fu appunto un pomeriggio che ricevetti una telefonata da Rossana che, ma io ne capii il suo vero intento, mi pregava di andare da lei perché, disse, si trovava in difficoltà con un compito scolastico, ” sono sola- aggiunse – non c’è nessuno che mi aiuti ” Partii come un razzo, bruciando quei due kilometri; mi aspettava sulla soglia; che bella la mia cuginetta, credo si sia data anche un po’ di lucidalabbra esaltando ancor più, quella dolce fragolina. Appena entrato in casa, non le detti il tempo di fiatare e, abbracciandola le cercai subito la bella boccuccia; Rossana era un po’ piccolina, non mi arrivava neanche sotto il mento, per baciarla agevolmente la feci salire su un paio di gradini; Oddio che meraviglia, le cingevo alla schiena inebriandomi nel piacere profuso dalla bocca, dal corpicino fremente, da tutta lei, la mia piccola e adorata cuginetta. Al primo bacio tentò, arrossando, di allontanarmi la faccia, al chè io le bloccai il visetto con ambo le mani e, dopo poco, anche lei, vinta dalla naturale curiosità, allacciandomi al collo con le sue esili braccia, mi regalò l’immenso piacere di gustare la sua linguetta, una linguetta di soli 18 anni che, si lasciò leccare dalla mia di ventinovenne. A distanza di anni, vedo quanto goffo sono stato, fui troppo irruento; ricordo che in un primo momento si era spaventata, ma poi sentendosi toccare la passerina anche sopra il vestito si lasciò fare; ben presto sentì la mia mano che le cercava sotto la gonnellina la nuda carne; Ansava la cuginetta mentre le mie mani le palpavano coscette e culetto; il carnoso gluteo impastato per dieci minuti aveva mandato un messaggio al mio uccello che duro come l’acciaio, scalpitava nei calzoni. Sempre tenendoci guancia a guancia, riuscii ad abbassarle le mutandine fino alle ginocchia, lei miagolavo un no, continuo, ma non faceva nulla per fermarmi, si teneva allacciata al collo mentre le mie mani pascolavano sulla pelle di seta di quel magnifico mandolino. Palpavo e me la premevo addosso; con una tirata dello zip, il mio strumento d’amore, congestionato di trovò con la testa premuta su una piccola fica senza ombra di peli, seppi in seguito che se li era rasati, fica morbida e calda; lo feci scorrere nella piccola fessura titillando e stimolando il bottoncino infuocato; dieci, venti, cinquanta su e giù, premuti sullo stretto e minuto taglietto, poi esplosi schizzando tutto il mio seme in un tripudio di ansiti e mugolii, sborrai glassando quel paradiso in terra con l’opalescente succo della vita. Snervato, mi accasciai su di lei, aggrappato al suo corpicino, soffiando come una locomotiva; Non saprei dire quanto tempo rimasi nel dolce oblio, ma appena tornato in me, le guardai il visetto che sorridente aspettava il suo turno. Le ho fatto un ditalino da manuale, in un mixer di dita e di glande, impiastricciando i nostri genitali all’inverosimile; le sfilai allora le mutandine dalle caviglie e, con quelle ci pulimmo. Pomiciammo per una bella mezzora, giusto il tempo per rinvigorire la mia asta di nervi, però pur essendo spinto dal forte desiderio di fica, non me la sentii di metterglielo dentro, era troppo giovane, troppo piccola, più tardi però rimpiangei di non averla sverginata, perché si dimostrò troia, anzi troiona. Comunque quel pomeriggio ripetemmo quei giochetti e siamo venuti più volte” Luca – mi disse nel congedarmi – mi piaci tanto sai, mi spiace che non lo potremo fare più, andiamo ad abitare lontano a xxx…” Infatti venti giorni dopo traslocò con la famiglia, riuscimmo a stare assieme ancora due volte prima della sua partenza, nelle quali le feci apprezzare la leccata di fica; ricorderò in eterno la sua piccola fica di 18 nove anni, fica senza ombra di peli, liscia, con le labbra bombate, profumata di gioventù che mi inebriò il cuore e l’anima. In seguito, con gli anni, ne leccai di fiche, ma quelle fatte alla mia piccola Rossana furono impareggiabili; ricordo che a casa sua la mettevo a sedere sul tavolo in cucina, io su una sedia, mi gustavo l’insaziabile pasto della sua giovano fica; mi era servito fra due carnose e sode coscette che, prima baciavo e leccavo per alcuni minuti, poi mi calavo sulla sua succulenta fessurina lappando e leccando il nettare stillato dalla vergine e calva fichettina. Piangeva nel salutarci la nostra bella cuginetta, io ero triste come non mai, solo noi due ne conoscevamo il vero motivo, anzi, anche la mia sorellina lo sapeva ” Luca – mi disse sorridendo ironicamente – a me non spiace affatto che se ne sia andata…” e nell’allontanarsi si alzò la gonnellina mostrandomi beffardamente il culetto; ne rimasi alquanto stordito e pensai che aveva anche lei un bel culo…sì, ma questa è un’altra storia.-   Racconti degli Utenti: Felix          

Altri racconti di questa categoria

Lascia un commento