L’orco

Si chiama Pierluigi, è un ragazzone di centonovantuno centimetri d’altezza, enorme, un bisonte. Non grasso, tutt’altro: un ammasso di muscoli, un palestrato sempre tirato a lucido. Si chiama Pierluigi, ma nella vita quotidiana è conosciuto come l’“Orco”. Non è cattivo, non ha mai fatto male a una mosca, si è guadagnato questo appellativo per via della stazza, della testa rasata e i modi da burbero che nascondono un’incontenibile timidezza. Pierluigi nottetempo frequenta locali per omosessuali. Il paradosso di questo gigante è la sua totale passività. Esatto: l’Orco ama farsi scopare, è privo di ogni aggressività. Lui si sente così, i muscoli sono solo uno strato superficiale dell’uomo che c’è dentro: sensibile, introverso, complicato. Una notte allo Shade, un club appena fuori città, Pierluigi subisce l’ennesima umiliazione. Adocchiato da un mascalzone, finisce nella sua rete. Il tipo in questione, Armando, lo convince ad andare a casa sua. Cogliendo l’estrema delicatezza dell’Orco, capisce subito che è innocuo. Non appena raggiunta l’abitazione, in aperta campagna, afferma: “Ragazzo, sei un tesoro. Sei grande e grosso ma hai un cuore tenero. Sei una persona rara…” Preso per il verso giusto, Pierluigi si apre e Armando, poco dopo, gli fa vedere il suo grosso cazzo: “Gigi, vuoi giocarci un po’?” L’Orco lo lecca con sapienza, succhiando e al contempo roteando con la lingua. Armando poi decide di metterglielo in culo, eccitatissimo all’idea di sottomettere un uomo tanto imponente. Pierluigi, del resto, non vuole altro che prendere quell’uccellone nell’ano. Armando allora lo lascia a terra, inginocchiato. Lo spinge perché si possa appoggiare sulle mani e lo penetra. Non si preoccupa di far piano: infila il suo cazzo con forza, facendo strillare il gigante di dolore e piacere, mentre si aggrappa ai suoi dorsali abnormi. Pierluigi gode da impazzire, sentendosi impalato in quella maniera da una mazza tanto turgida. Quando finisce l’amplesso, però, Armando gli dice di andarsene. L’Orco vorrebbe esser tale per mangiarselo vivo, vorrebbe opporsi, dirgli che è uno stronzo a trattarlo in quel modo. E invece se ne va, con le pive nel sacco. Dopo cinque mesi, Pierluigi incontra un altro bell’uomo: Marcello. Lo conosce in un bar, in pieno giorno. Il tizio afferma di sapere che è omosessuale. L’Orco, temendo la solita presa in giro, lo rifiuta. Marcello allora lo segue in strada e mentre Pierluigi entra in macchina, gli fa: “Aspetta, ti prego! So tante cose di te, mi piacerebbe conoscerti sul serio, non voglio farti niente di male.” L’Orco, attratto dal giovane, che peraltro non sembra un balordo, lo fa entrare e gli spiega: “Senti, non ci credo che sei gay, d’accordo?” Marcello allora inizia a palpare l’interno coscia di Pierluigi. Lo massaggia, con il sospiro rotto, gli apre i pantaloni e prende a baciargli il membro. L’orco ha un uccello magro e lungo che stona con la sua stazza, ma per Marcello ha un sapore straordinario. Il giovane gode come un pazzo a sentirselo in bocca e lo mangia come un calippo, succhiando, finché non sente che il gigante sussulta, geme con la sua voce da orco, lo riempie di sperma. A quel punto Marcello si tira su e gli dice: “Adesso ci credi? Ti prego, concedimi un’uscita romantica.”

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