Lo specchio della verità

Lo vedo giusto una o due volte l’anno, non abbastanza spesso per chiamarla amante, e tra le riunioni di lavoro che mi portano a viaggiare molto e dormire in alberghi, o mentre porto i bambini a scuola, a praticare calcio, e penso spesso a lui mentre succhio il cazzo di mio marito. Ha un viso rasato, i capelli marroni, è un uomo alto, un fisico muscoloso ed un cazzo morbido ed elegante in erezione, anche se il tempo passa ed i lineamenti giovani lasciano il posto a qualche ruga. Ma non dimentico mai la tua voce. Ogni giorno il telefono squilla e rispondo senza vedere chi mi chiama, ma riconosco che è lui perchè tutte le conversazioni iniziano con “Come è stata la tua giornata?” oppure “Cosa indossi?”. Questa mattina ho risposto seccata per l’interruzione. Avevo una riunione e giusto un’ora per prepararmi. “Ciao,” ho detto, i miei capezzoli serrati contro la mia camiciola di seta. Abbiamo divagato. Parlavamo di tutto e di più, senza un argomento preciso e serio. Mi spiegava che doveva andare a Roma la prossima settimana, e gli avrebbe fatto piacere incontrarmi. La conversazione divagò, e quando ho riattaccato tutto quello che potevo fare era ricordare la sua voce, sciogliendomi come se fossi il burro circondato dal calore, il tono che trasforma il mio clitoride in una cosa umida e profumata, come se stessi scopando e godendo. Il giorno dell’incontro era arrivato ed ovviamente ero in ritardo sulla mia personale tabella di marcia.Ho controllato l’orologio. Se mi sbrigo potrei farmi anche la doccia ed arriverei al pelo per l’incontro. Ho chiuso la porta,  spento la luce, e dopo essermi tolta le scarpe guardai il mio corpo sinuosoriflesso nello specchio appeso sopra il lavandino. I miei capelli erano raccolti in una clip. Ho spostato la gonna sopra la vita ed ho notato che le mie belle gambe affusolate fanno capolino quando mi siedo, e si vedeva il mio perizoma bianco, che in un attimo lo faccio cadere sul pavimento. Ho sempre avuto intimo nuovo e fresco. Ogni autunno, quando la scuola stava per iniziare, mia madre mi portava sempre a fare shopping per vestiti nuovi: mutande di cotone di Carter, kilt di lana a quadri con una cintura in pelle utile per tenere le gambe chiuse, scarpe di pelle, intimo bianco e nero a non finire. La luce fluorescente tremolava come una strobo. Devo chiamare la manutenzione, pensavo mentre mi guardavo allo specchio. Volevo vedere che cosa si vede quando schizzavo i miei umori di piacere. Alzai la gonna di nuovo, misi un piede sul lavandino, e mi sollevai sul piede in modo da potere vedere l’immagine riflessa della mia fighetta, come ho aperto le gambe. Ho potuto vedere le mie labbra esterne, i peli chiari, parzialmente rasati. Vedo i miei buchetti, mentre allargo le mie cosce, ognuno dei quali avrebbe una sua storia personale da raccontare… se potessero parlare!! La pelle bruna che lascia il posto a una rosa scintillante e rossa di piacere, ed i peli sembrano luccicare nel riflesso della luce. Il clitoride spinge verso l’esterno, come se volesse farmi fretta per andare all’incontro perchè già sapeva che avrebbe preso un cazzo enorme e si sarebbe bagnato a tal punto da sbrodolare tutti i succhi per terra. Mi separai le labbra e me le accarezzai portando la mano al viso e annusando i miei umori. Mi sono ricordata l’odore nelle pieghe delle sue palle, il piccante salato dello sperma mentre lui me lo schizzava, gemendo, sulla mia pancia e sui seni. Ho spalmato una goccia del mio sperma femminile, strofinandomi il buco del culo. Fissai lo specchio. Che cosa si vede mentre mi eccito? Anche  se la luce era molto offuscata, riusciva comunque a definire le forme del mio petto, il mio collo ed il viso. La lingua circondava le mie labbra. La secchezza della bocca desiderava l’umidificazione della lingua, anche se avrei preferito altri liquidi in bocca ma dovevo accontentarmi della lingua. Ho iniziato ad accarezzarmi il clitoride con l’altra mano, lentamente prima, poi sempre piùvelocemente, per poi rallentare di nuovo, sempre tenendo un ritmo duro e strofinandomelo energicamente. Una volta raggiunto un ottimo grado di umidificazione, mi infilai tre dita in figa, allargandomi le labbra, così ho potuto sentire lo stridore delle mie unghie mentre flettevo ed estendevo le dita, come fossi un animale in fase di accoppiamento. Il mio dito mignolo era rimasto fuori, ma volevo di più. Mi sono ricordata che mi ero tagliata con un coltello un paio di giorni prima. Un taglio abbastanza profondo da richiedere qualche punto di sutura, ma ho scelto di farmi un bendaggio. Stava guarendo e presto avrei potuto usare anche questo dito per scoparmi la figa ed il culo. Ho tirato fuori le dita e tolto il cerotto: la ferita sembrava ancora aperta. L’umidità della mia figa avrebbe sicuramente irritato il taglio, ma non mi interessava più di tanto, per cui mi infilai tutte e quattro le dita nella passerina e me la aprii sempre di più. Mi sentivo le unghie dentro la mia figa e il taglio che brucia, e mi sono ricordata che pure un grosso cazzo fa male quando mi scopa duro. Non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. Li ho chiusi immaginandomi in una camera dialbergo a più piani, in una grande città, qualsiasi città andava bene per il sogno e masturbarsi. E’ tardo pomeriggio e le tende si spalancano. La luce naturale illuminava il mio bagno, creando stupendi giochi ed effetti di luce. Devo ancora rifare il letto, il piumino è ancora lì per terra sul pavimento ed i cuscini presto lo seguiranno. Più tardi ci sarà una prenotazione per la cena con il mio adorato amante (organizza tutto lui ed è molto preciso in questo), innaffiata da un Merlot costoso. Lui si aspettava che io sarei arrivata con i capelli raccolti in coda di cavallo in modo da sembrare una ragazza selvaggia, sandali ed una gonna corta senza mutandine, oppure pantaloni da pugile, abbastanza stretti in modo che si possa vedere la forma del culo, un trucco non pesante ma deciso e certamente non rosso, ma preferisco un colore nero ed un bel lucida-labbra con brillantini. Il mio look doveva essere accattivante ma non volgare. Berrò il mio primo sorso del buonissimo vino rosso ed il calore si diffonderà dalla bocca allo stomaco, alla mia figa sino a riempirmi tutto il mio ventre, riaccendendo la fame di sesso che non sarà sazia fino al mattino. Quando scopiamo io sono la tua schiava e faccio tutto quello che tu mi ordini. mi sdraio sulla schiena e tiguardo mentre mi scopi la figa. Sono quasi una bambola di pezza. Tu mi dici di girarmi sullo stomaco, e mi muovo come se fossi sott’acqua. Mi metto pure a quattro zampe, perchè ti piace vedermi alla pecorina, mi dici sempre “voglio vedere quel bel tuo culo”. Ricordo che ti piace strofinare il cazzo sul mio buco del culo, per poi spingermelo dentro con forza, ho paura, ma tu mi sussurri di stare tranquilla, mi fido di te. Sento la tua lingua disegnare un cerchio sulla mia figa, sul mio clitoride e tutto intorno e le mie gambe sono sufficientemente aperte per far scorrere un dito bagnato di saliva dentro la fichetta umida. Spingo verso di te, gridando. Fa male, ma io resisto. Mi togli il dito e sento il tipico rumore dell’olio lubrificante spruzzato da una bottiglia. Mi ricorda di come la mia figa suona quando la massaggio con le dita. Ancora una volta, immaginando questa sensazione mi rilasso. Sento il tuo peso sopra di me. Mi tiene sollevato il culo mentre seppellisco il viso in un cuscino. Tu parli dolcemente, ma io non riesco a capire quello che stai dicendo, sento solo che mi hai aperta ed avanzi lentamente, sento tutta la mia apertura dilatarsi fino a raggiungere il punto della mia resistenza, allora la tue parole sembrano cantare nel mio cervello e mi sentoaprire ancora di più. Io inarco la schiena come un gatto. Penso che sto gemendo, ma non riesco più a riconoscere il suono della mia voce. Spingi il tuo cazzo nella mia figa con una forza che mi fa ansimare ed in un attimo prendi possesso di me e mi scopi veloce e duro. Ho dimenticato dove mi trovo. Con ogni spinta mi sento aprire sempre di pi, come se il tuo cazzo mi stesse arrivando fino al seno. Non posso fare altro che aggrapparmi alle coperte. So che vuoi sborrare con me, ma aspetto a venire finchè non sento i tuoi getti di sperma che mi riempiono la figa, fino ad inondarmela. Sento un cambiamento. Il tuo respiro diventa più profondo ed affondi sempre di più il cazzo in figa. Mi cresce lo stordimento, e immagino che anche tu sia stordito. Il tuo cazzo sembra gonfiarsi, come se stesse per scoppiare e mi sento piena, direi riempita. Sento l’urgenza di venire e non so più se il tuo cazzo è nella mia figa o nel mio buco del culo ed apro la bocca desiderando di qualcosa, qualsiasi cosa, le dita , il tuo cazzo, una sborrata in bocca, voglio che mi venga riempito tutto ciò che deve essere riempito. Continuo a masturbarmi mentre mi scopi e raggiungo il clitoride mentre sento un gemito iniziare nel profondo del tuo ventre, sfiorarmi la mia schiena e le palle schizzano l’umidità che è grondante dalla mia figa, le cui pareti iniziano a contrarsi attorno al cazzo, come se la mia umidità stia causando brividi in un ciclo senza fine che mi fa avvicinare all’orgasmo in modo sempre più veloce, non so più dove la mia figa finisce e comincia il tuo cazzo. Aprii gli occhi, sorpresa che ero ancora in piedi. Ho tolto la mano dalla mia figa, messo il mio piede sul pavimento, e flesso la gamba che mi aveva tenuto in posizione verticale. Era traballante ma ero in posizione sicura. Come mi sono spogliata il perizoma, ho immaginato che tu mi stessi strofinando le grandi labbra, avvolgendo la lingua intorno al mio clitoride. E’ troppo intenso questo piacere, voglio dire, troppo crudo, ma io ti permetto di fare qualsiasi cosa. Ci lecchiamo l’un l’altro e ci baciamo finché la nostra saliva non ci avrebbe bagnato tutto il corpo e si sarebbe mescolata agli umori della figa ed al tuo sperma che mi aveva riempito la figa e stava colando tutto fuori. Era tardi, mi vestii di corsa ed aprii la porta, spegnendo la luce. Mi diressi verso il mio ufficio e ho sentito squillare il telefono. Stava per iniziare la riunione. Non mi lavo le mani.

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