La strada di città

Guardo l’orologio ed aspetto che arrivi la mia ragazza, Sofia. L’appuntamento è sempre il venerdì sera al ristorante Casey. E’ un bunker, più che un ristorante… bah, chi lo ha progettato ha avuto molta fantasia, bisogna dargliene atto. Si trova alla fine della strada principale su una piccola montagnetta di terra. Siamo un gruppo eclettico e ci piace il posto perchè è divertente e poi suonano i gruppi locali. Nel corso degli ultimi due anni, Cammi è stata molto vicina, ma anche se ora vive lontana da mecontinua a venire giù per stare con noi amici. Prima di frequentare me aveva un fidanzato che si chiama Paolo e spesso andavano in giro con le braccia avvolte intorno alla vita, e quando Paolo si trasferì da Cam non perdeva occasione per spezzare il suo cuore facendo il farfallone con altre ragazze. E quando si lasciarono, lei si è trasferita nell’appartamento vicino al mio. Cam è sempre stata una ragazza sensibile agli ormoni maschili, per non dire altro. E ‘un’attrazione che le fa vivere sempre intensi incontri, in qualche modo. Guardo Cam graffiarsi un inesistente prurito sul dorso della mano, mentre lui racconta aneddoti di vita vissura a casa di Sofia, dato che non era uscito ma rimasto a lavorare su un quadro per la sua mostra, e mi chiedo come mai fosse arrivato qui, quando poteva starsene a casa sua. Lui mi coglie di sorpresa con uno sguardo di chi ha capito a cosa sto pensando e mi guarda come se non avesse avuto altre possibilità o cose da fare. Adoravo gli sguardi di Cam; potrei viverci in quegli occhi. Ho avuto un centinaio di fantasie sulla bella passerina di Cam, strisciando su di lei, succhiarle i capezzoli in profondità dentro la mia bocca calda, sentire la sua schiena incurvarsi sotto le mie dita morbide. Lorenella – la più giovane al tavolo del venerdì – sembra un po’ troppo animata come racconta il suo ultimo appuntamento, con dovizia di particolari, come se a noi interessassero. Penso che forse ha saltato qualche capitolo prima di arrivare a quello che stava raccontando. Il discorso cadde su una gara di auto a cui aveva assistito giorni prima. Ci racconta come due auto stavano bruciando dopo un incidente su una rampa. Un pilota ha perso il controllo dell’auto al momento del sorpasso, girandosi di lato e sbattendo contro un parapetto della pista. Contenuto il turbamento si sentiva un odore di bruciato e fango negli spalti, con il pubblico che lanciava il pugno in aria e dava tre urrà per la squadra vincitrice. La serata al locale aveva preso una bella piega, c’era bella gente, tutti a ballare, a bere, a mangiare. Seratona divertente e ben organizzata, si può dire. Ad un tratto un bravo di ottima musica riempì la pista da ballo. Sto guardando Cam, pensando a quanto mi piacerebbe leccare i capezzoli piccoli dentro la camicia stretta verde. Come se avesse letto la mia mente, Cam si trova improvvisamente a parlarmi stando a pochi centrimetri da, e potevo sentirne il profumo. Mi guardava con aria stralunata, strana. “Facciamo qualcosa stasera?” Quando sento il suo respiro caldo che mi accarezza il viso, mi sento agitare nelle mutande. Ricordo a me stesso che vive con Sofia e che sono amiche da molti anni (devo dire pure che hanno lesbicato qualche volta). Ma quando Cam poggia il palmo della mano sulla coscia sono tornato a sognare e ad immaginarmi chissà cosa sarebbe successo se fossimo usciti insieme e ci fossimo trovati da soli. “E Sofia?”. “Mi trasferisco, non voglio più vivere con lei. Vieni a fare una passeggiata con me? Per favore. Ho bisogno di parlare”. L’adrenalina raggiunse i polpastrelli delle dita. Prendo la mia borsa e uscimmo dal locale. La mia faccia si gode l’aria fresca delle primissime ore della mattina. Cam cammina di fronte a me sorridente, senza non dire nulla – fino alla fine del’isolato. Ci fermiamo proprio dietro l’angolo, salimmo alcuni gradini sino a trovarci al riparo dalla vista diretta e della luce proveniente dalla strada. “Allora Cam, di cosa esattamente hai bisogno di parlare?”. Non dice niente. So che il primo bacio è alle porte e io sono tranquillamente isterico. Cam si avvicina e io dondolo avanti sui talloni finchè il mio corpo trova il muro. Vedo il suo volto cambiare improvvisamente espressione come se avesse appena ricordato qualcosa di importante. Nessun sorriso. Solo uno sguardo preoccupante; mi fissa e non posso fare altro che attendere. Mi rendo conto che ha bisogno del mio permesso. Il pensiero di potermela gustare, sentendo la sua lingua dentro la mia bocca, mi fa girare la testa. Infine, un cenno, un sì, quasi nascosto. Cam apre la bocca  e senza dire nulla le infilo la lingua dentro, cercando di lavorarle ogni angolo e godendo di ogni secondo. Mi mordicchia un orecchio implorandomi di scoparla durante, senza sosta, di farle male sfondandole la figa ed il culo. Casa mia è a cinque chilometri di distanza. La sua è ben oltre, quindi nessuno dei nostri genitori o parenti ci avrebbe visto o sentito con facilità. Cam fece un passo indietro e mi strinse i fianchi. Aveva un respiro lento e profondo. Inizia sbottonandosi la camicetta di raso nero. Sto tremando. Cam solleva delicatamente il seno fuori dal reggiseno, e questo mi provoca gemiti di piacere mentre mi bacia la base del collo. Posso sentire me stesso ansimare, ma rimbomba come se fosse qualcun altro. Usando la mia lingua calda, traccio lentamente un percorso verso il basso scorrendo i suoi capezzoli, leccando e succhiando di continuo. Sta soffrendo dal piacere e si sente bagnata e giocciolante. Paralizzata. Improvvisamente la miaa bocca si apre e si ferma quasi con violenza su un seno, succhiando selvaggiamente prima di passare all’altro. Il piacere è straziante. Gioco con mani e lingua sui capezzoli, facendoli ruotare per farli indurire. Sta gemendo in modoincontrollabile ora. Infilo la mano destra sotto la sua gonna, scosto le mutande mutande per poter sentire, toccare ed accarezzare il ciuffo di peli della sua fighetta. Mentre mi bacia di nuovo ho urgenza di succhiare la sua lingua e sento che spinge il pube con forza contro la mia mano. Ma lei non si lascia andare. Due possono giocare a questo gioco. Ho armeggiare per arrivare alla patta e lei mi aiuta aprirla quanto basta. Non posso credere quanto caldo ci stiamo sentendo e che stiamo facendo sesso a pochi metri dalla strada principale. Ho sentito uno strano stimolo quando ha cominciato a pizzicare la pelle dei testicoli, e la stringeva, tirandoli verso il basso, per quanto penzolanti e mollicci erano ancora. Mentre mi segava con la mano, facendomi indurire il cazzo, io continuavo a stuzzicarle i peli della figa, infilando di tanto in tanto un dito dentro, sentendo gli umori gocciolare. Mi divertivo a spalmare tutto quando dentro e fuori la passera, per lubrificarla per bene, Ben presto la mia biancheria intima era rigonfia, spinta da una potente erezione di un cazzo bello duro tra le mie cosce. Alzò una gamba e si dimenava fino a quando la cappella fu esattamente davanti a lei, poi mi abbassò i boxer velocemente, soffocando un urlo di piacere mentre le infilavo tutto l’uccello nella figa. Abbiamo iniziato in modo molto duro e Cam inizia ringhiando. Prende tra i pugni il mio sedere carnoso e pompa con forza, decidendo lei il ritmo. Tutto il mio corpo si sente come se fosse in stato di shock. Mi sento come una foglia che stava cadendo giù da un albero, e per un attimo penso che sto per cadere. “Oh – dice -, sai da quanto tempo avrei voluto fare questo?”. “Ahh. Umm. Non ci posso credere… dici davvero”? Ancora sbuffando, iniziò a baciarmi lentamente sulla fronte, strofinando poi contro il mio collo, sempre tacendo. La sentìì venire, perchè il mio cazzo si trovò ad un tratto bagnato. Non mancò molto e sborrare anche io, facendo giusto in tempo a toglierle il cazzo dalla fica e imbiancandole tutta la peluria riccia e nera. Abbiamo deciso di rimanere lì per un po’, tenendoci l’uno stretto all’altro. Eravamo indecisi se tornare a casa subito o passare altro tempo li; cominciava a fare freddo e sinceramente non stava diventando più il posto adatto a scopare in tranquillità. Volevamo scopare ancora, e la casa era il posto migliore. Così ci vestimmo e tornammo a casa sua, abbandonando tutti al pub.

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