La ballerina

Lo spettacolo prosegue e lei pare un cigno. Alessia è la ballerina più brava del gruppo, e anche la più bella. Volteggia sulle punte con le caviglie sottili, le gambe snelle, lunghissime, con i muscoli appena accennati e gentilmente definiti. Il tutù ondeggia come una molla e le scopre a tratti un culetto piccolo e sodo, tanto tonico che non accenna a sussultare: rimane immobile come quello di una statua. Durante l’esecuzione dell’ultimo balletto, Alessia dà il meglio di sé e uno scroscio di applausi l’accompagna a una conclusione trionfale. Al termine della fatica, leggermente sudata e adrenalinica, saluta tutti i compagni dietro le quinte e si ritira nel camerino. E’ una donna riservata: riesce a dare tanto sul palco grazie al talento, perché lei, per la verità, è piuttosto timida. E’ proprio il suo carattere introverso a renderla affascinante, arricchendo un volto già particolare, con gli occhi nerissimi e allungati, il naso leggermente aquilino e la bocca piccola e delicata. Alessia sente bussare alla porta. “Chi è?” “Sono Pietro.” La ballerina è preoccupata ed eccitata. E’ di nuovo lui, l’uomo che la fa sognare e poi la deride, la umilia, l’uomo che ha il potere di farla godere come nessun altro, ma anche un farabutto senza eguali, che le fa credere di volerla addirittura in sposa, per poi abbandonarla e farla soffrire ancora. Perché mai una ragazza splendida e capace si fa maltrattare in questo modo? Alessia tentenna un istante, poi apre la porta. L’uomo è lì, alto e brutto, con i baffi ispidi e gli occhi da diavolo. Ha dei fiori con sé, che poggia su un ripiano a lato. “Questi sono per te, sei stata bravissima.” La donna è fortemente attratta da Pietro e senza pensare, gli dice: “Sono contenta che sei venuto”. “Sì, e adesso farò venire anche te.” Alessia, spaventata, resta immobile a guardarlo con le mani sui fianchi. Ma al di sotto la sua vagina freme, è già umida. Lui, crudele, la domina: è la sua sicurezza che lo rende seducente. Ci sa fare, c’è poco da dire. Si avvicina a lei e le toglie le scarpette con la punta. Lei resta scalza e meravigliosa, stretta nelle calze bianche. Pietro inizia a sfiorarle le caviglie e sale pian piano, sino alle rotule, che lei è già sciolta in una pozzanghera di secrezione. Lui nota, inginocchiato, che è bagnata. Continua a toccarla, sfiorandola appena, lei trema e si lascia andare, ansimando. Allora le abbassa le calze, le sfila la mutandina e le poggia la bocca sulla passera, spingendola indietro, sino al muro. La massaggia con le labbra, le infila la lingua dentro, e poco dopo, quando la donna gode rumorosamente senza rendersi conto, le mette un dito nella fica a uncino, premendo sul punto G. Quindi la donna geme, la sua vagina gronda, mentre lei ulula con un orgasmo potente, gocciolando sul dorso della mano dell’uomo. Il cunnilingus è riuscito al punto che il farabutto dagli occhi incendiati di sesso può farla sua a ogni modo. Decide allora di scioglierle lo chignon, la fa chinare in modo rude e le sbatte la verga sulle natiche, senza sfilare il tutù. Le sputa sull’ano aperto, senza fiatare, e pian piano glielo infila. La donna è tanto minuta che si sente il cazzo nelle viscere, il suo culo è strettissimo. La ballerina, rannicchiata a pecorina, si lascia possedere, urlando ancora. Dopo averla fatta godere come non mai, l’uomo a cavalcioni si stringe il cazzo in mano e le sborra sul collo. Lo sperma le cola verso la faccia, sulle guance, sulla bocca. Esausta, con i crampi sui polpacci, la bellissima Roberta si gira. Il suo volto è deturpato dal seme di quell’individuo senza scrupoli. Lo guarda e gli dice: “Perché lo hai fatto?” Lui, spietato, afferma: “Se non ti piacesse quello che ti faccio questa storia non andrebbe avanti.” La ballerina, sottomessa dai giochi perversi di Pietro, tace. Lui, allora, continua a mortificarla. Per dimostrarle che lei non conta niente, le fa notare che, nascosto dalla tenda che divide il camerino, c’è anche un suo amico. “Jack, vieni fuori.” La ragazza guarda incredula l’uomo che emerge con l’uccello in mano. Stizzita e preoccupata, vorrebbe mandar via il guardone invitato da Pietro, ma non riesce a farlo. Schiacciata, con la mente inondata dall’angoscia, si lascia sottomettere ancora. Pietro le ordina: “Forza, succhiagli il cazzo”. Roberta si eccita all’idea di essere schiava di Pietro e decide di assecondare le sue fantasie. Con la faccia sporca, il trucco colato, si mette in bocca la cappella dello sconosciuto. Pietro, per fare un favore all’amico, le tira su il sedere: lei resta a novanta gradi. Jack, in questo modo, mentre si sente massaggiare l’uccello con la lingua, può guardare nello specchio dietro a Roberta il suo ano infiammato e rosso, la sua fica aperta e ancora gocciolante. Pietro guida i giochi: “Jack, riempile la faccia di sperma.” Il tipo soffoca la donna, muovendosi forte, come se stesse scopando una vagina, poi esce rapidamente per sborrarle sul viso. La donna è sempre più irrequieta, e la tensione le inonda la passera di calore, è una caverna rossa, bagnata e tumida. Pietro le strappa il tutù scoprendole il seno, glielo porge e le dice: “Pulisciti, mi fai vomitare”. Lei acconsente e ormai soggiogata al pazzo gli dice: “Inculami ancora, offendimi, ma non lasciarmi più!” Ma lui non obbedisce, lui comanda. E vuole demolire la sua autostima, per renderla sempre più prigioniera delle sue manie. “No, niente da fare. Forza Jack, andiamo via, lasciamo sola questa cagna.”

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