Il sacrificio

Le pesanti cinghie di pelle le stringevano i polsi e le caviglie segandole la pelle. Aveva provato piú volte a divincolarsi fino ad esaurire le forze per tentare di liberarsi, ma le cinghie oltre ad essere incredibilmente strette e robuste erano agganciate a delle catene di ferro che passando tutto attorno alla grande roccia avvinghiavano la ragazza alla nuda pietra senza possibilità di scampo. Erano ormai tre ore che la poverina si crogiolava sotto un sole cocente e caldissimo, aveva il collo reclinato da un lato e la bocca semiaperta, le labbra spaccate dal caldo, i lunghi capelli sudati e sporchi le si aggrovigliavano addosso scompostamente. La sua pelle ambrata era umida e fremeva dal caldo e dalla paura. La ragazza era completamente nuda, le tette grandi ma sode imperlate di sudore si alzavano e si abbassavano al ritmo del suo rsspiro agitato. I piccoli capezzoli duri svettavano contro un cielo senza nuvole. Le gambe snelle e atletiche e i fianchi sottili erano ricoperti da un sottile velo di polvere e sudore. Tra le sue cosce, una fica vergine, sormontata da una leggera peluria castana. In queste condizioni, la ragazza attendeva di essere sacrificata per salvare il suo popolo. Si, da quando quella creatura abominevole infestava quella zona, nessuno era più al sicuro. Quel mostro uccideva donne e bambini per pura sete di sangue e mieteva vittime con facilità tra i guerrieri che tentavano di sconfiggerlo. Alto quasi tre metri, dalla pelle squamata color cobalto, con due braccia erculee culminanti in artigli affilatissimi. Due corna bianche sormontavano il suo cranio scheletrico, e tre occhi rossi iniettati di sangue completavano l’orrendo quadro. Così dopo alcune settimane di scontri sanguinari, di notti insonni e di paura collettiva si giunse ad un accordo con quel mostro, che era intelligente e scaltro quanto orrendo e spietato: ogni primo giorno del mese, una giovane donna sarebbe dovuta essere sacrificata x evitare attacchi da parte del mostro. Nessuno sapeva cosa succedeva esattamente quando la sventurata veniva lasciata in balia della creatura, ma il giorno dopo veniva trovata raramente in vita, spesso anzi non era il mostro ma la ragazza stessa a togliersi la vita gettandosi dall’alto della rupe destinata al sacrificio. Questa volta, la sorte aveva destinato lei ad essere sacrificata per salvaguardare la pace, e ora che soffriva da ore per le cinghie strettissime e il caldo atroce, la ragazza non desiderava altro che finisse futto in fretta. Quasi in ascolto alle sue preghiere da condannata, di li a poco ecco il mostro arrivare con passo pesante, gli occhi bestiali puntati su quella innocente fanciulla, la lingua verde e serpentina che si muoveva leccandosi le labbra. Lei lo guardava terrorizzata ma fiera, incrociando il suo sguardo con quello della creatura. Poi i suoi occhi si spostarono su qualcosa di innominabile che si stava formando tra le gambe del mostro: una protuberanza simile alla proboscide di un elefante, ma di colore verde acido e coperta da un fluido viscoso bluastro. La ragazza iniziò ad inorridire, nella sua testa iniziava a formarsi la terribile idea di cosa le aspettava, ovvero in cosa consisteva il sacricio! Le braccia nerobrute del mostro strapparono come carta le pesanti catene, prendendo tra le braccia la ragazza che urlava e si dimenava invano. La bestia iniziò a leccarla avidamente con la sua lingua ruvida, ricoprendola di saliva bavosa, passando sulle tette sode e sulla fica vergine. Intanto il suo cazzo continuava a crescere, aveva quasi raggiunto il metro di lunghezza e lei pur non volendo non riusciva a distogliere lo sguardo da quel bastone di carne purulenta. Il mostro sollevó la ragazza come un fuscello e iniziò a strusciare il suo membro sulla sua fica e sulla pancia, facendola sussultare. Mentre la baciava in bocca oscenamente, sbavandola e provocandole conati di disgusto, iniziò a penetrarla. Lei iniziò a soffrire, a urlare di dolore mentre il cazzo mostruoso la dilaniava aprendola come una cozza. Il sangue colava copioso tra le sue cosce, le sue grida erano sovrastate dai mugulii di piacere del mostro che godeva scopandosi quella povera ragazza vergine. Ad un certo punto dalla schiena squamosa del mostro sbucarono quattro tentacoli viscosi spezzando la pelle della schiena, tentacoli fallici che si agitano nell’aria come fruste di carne. Improvvisamente tutti e quattro quei cazzi tentacolari si diressero verso il corpo indifeso della ragazza, uno in bocca dilatandole la mandibola fino quasi a spezzarla, facendole sputare saliva e lacrimare gli occhi. Uno in culo, diretto senza lubrificante alcuno, squarciandole il retto come burro e aprendola in due. Un terzo e un quarto sulle tette a strusciarsi e attorcigliandosi per stringerle e strizzarle come tentacoli. La ragazza soffriva terribilmente ma controvoglia era presa da un godimento allucinante che la prendeva completamente facendole perdere la testa e dimenticando il suo corpo oscenamente violato e dilaniato. Dopo un quarto d’ora di sofferenza e piacere, di tortura e godimento, tutti i cazzi mostruosi della creatura vennero copiosamente un liquido nero e acido, caldissimo e dall’odore acre, che ricoprì il corpo esteriormente e interiormente, trasformandola in un blob schifoso e purulento. La creatura mostruosa emise un urlo disumano svuotandosi i coglioni squamosi, mentre la ragazza si scioglieva urlando tra la sbora acida dell’abominio che l’aveva sverginata e scopata. Il giorno dopo, il padre e il fratello della sventurata vittima sacrificale vennero a vedere cosa era rimasto di lei, trovando solo della carne in decomposizione. Piangendo e urlando, si accorsero che più in la vi era anche qual cos altro: il mostro giaceva senza vita a terra, con i cazzi mosci srotolati li intorno! L’orgasmo era stato così forte che l’aveva ucciso, il suo cuore aveva cessato di battere tanto aveva goduto scopandosi quella poverina. Così con il suo sacrificio la ragazza salvò il suo popolo e la sua gente.

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