IL DOLCE RICATTO - Parte 1

All’università col mio amico Lucio, oltre a condividere la camera della pensione, si condivideva anche la passione per la gnocca. Infatti eravamo sempre in coppia e più di qualche nostra collega riuscimmo a portarcela letto. Lui era molto ricco di famiglia e io a dire il vero, lo seguivo come un cagnolino. Una ragazza che lui aveva sganciato, la consolai io ovviamente a suon di sesso. Poi due amiche divennero le nostre compagne di giochi. Erano giovanissime e fu appunto in quel tempo che mi dichiarò di rasentare il pericolo di diventare un pedofilo tanto le piacevano le ragazzine. Passarono gli anni ma, vivendo nella stessa città, abbiamo continuato di frequentarci. Misi su casa trovandomi una compagna e, con lei misi al mondo una femminuccia. Lucio era rimasto libero però frequentava la mia casa e fu così che quando la mia piccola Elsa cominciò a svilupparsi lo vidi essere più assiduo e frequente fra le mie pareti domestiche. M’accorsi, già in malizia, che dava continue occhiate alla mia Elsa e diedi il giusto valore a quelle sbirciatine. Non avrei mai pensato di dare un valore sessuale al corpicino della mia piccina ma fu proprio lui che me lo ridestò. Ripensando al passato universitario, rividi le nostre ragazze, fanciulle dalle carni fresche, ravvisando nella mia bambina quelle delizie. Ovviamente non ardii nessuna azione, però inconsciamente m’avvidi che avevo decuplicato le coccole che sempre le avevo fatta fin da piccola e ora, che aveva poco più di dodici anni ero mosso da questi sentimenti che a dire il vero, mi mettevano un forte turbamento e paura. Un pomeriggio, che Lucio entrò in casa assieme alla mia compagna,e mi sorprese sul divano che abbracciato a mia figlia le stavo facendo delle normali e paterne carezze, più tardi ardì dirmi – – Ma scusa Andrea non è che… con tua figlia…- e lasciò in sospeso il discorso. Io divenni rosso come un bambino colto in fallo confermandogli così i miei pensieri. Più tardi da soli e forte della grande confidenza che correva tra noi, mi disse ridacchiando: – Tua figlia comincia a diventare appetibile, stalle attento che te la scopano- Al che, io pronto risposi. – Guarda di non tentare sai, non è mica ne Angela ne Lisa… – Lo sò, lo so ma è una donna anche lei…o almeno lo sta diventando. Ridemmo entrambi, ma io rimasi molto scosso. Il tempo scorreva, Elsa cresceva e io, che sempre me la coccolavo, dovevo tenere a freno certi impulsi che mi prendevano nel vedermela sbocciare sotto gli occhi come una rosa, Quanta sofferenza dovetti sopportare quando veniva a sedersi vicino a me nel suo pigiamino pastello o nei suoi pantaloncini corti lasciando i miei occhi a pascolare nelle sue gambe lisce e perfette. Soffrivo maledettamente. Aveva quasi 18 anni quando restammo a casa noi due soli per oltre due mesi. Una sera infatti, come un fiume che rotto gli argini, dilaga nei campi, i miei freni inibitori cedettero. Le strette al petto che le ho sempre fatto, quella sera erano più forti. L’avevo tenuta abbracciata con la sinistra, con la destra le presi il suo braccino sinistro, il tepore, la levigatezza della sua carne, e soprattutto il profumo di gioventù che emanava, mi indussero ad osare. Dopo alcuni leggeri bacetti sui capelli e sulle guance, osai, posai le labbra sulle sue per pochi attimi, lei sorrise; Col cuore in tumulto ripetei quel tocco sostando un po’ di più, lei socchiuse gli occhi. Per me fu un invito, quasi che la mia bambina mi avesse detto “Sì è bello , mi piace papà, mi piace” Allora mi incollai a quelle labbra di corallo mentre la testa mi girava, stavo impazzendo, lei allora aperse gli occhi e li sbarrò poco dopo quando senti la mia lingua che tentava di entrarle nella sua splendida boccuccia. Sono certo che,dopo quel trauma non morirò mai più, perché poi la mia bambina, il mio angioletto aprì un pochino le labbra. Fu un bacio che mi causò le vertigini. Mio Dio mia figlia accoglieva nella sua bocca la lingua del suo papà, allora fui io a spalancare gli occhi dallo stupore, poi li chiusi, e mi lasciai cullare da una gioia che mi prese il cuore e l’anima. Anche mia figlia forse da tempo sognava quei baci e ora rispondeva guizzando la sua linguetta prima timidamente e via via sempre più agilmente in un tripudio di ansiti e fremiti, tanto che, per non scoppiare dalla felicità, mi staccai e me la strinsi guancia a guancia tenendo sempre gli occhi chiusi per non svegliarmi da quel sogno paradisiaco. Quanto tempo la tenni così, non saprei dirlo, forse dieci minuti? A me parvero pochi secondi, purtroppo le cose belle durano sempre poco. Non volli riflettere su quei baci, ricacciavo in fondo ai miei pensieri il terribile e allo stresso tempo meraviglioso peccato dell’incesto Ho baciato la mia bambina con un bacio incestuoso e già la mia mano destra stava scendendo dal collo alla spalla e, mentre la mia piccola premeva la fronte sotto il mio mento, scesi ancora dalla rotondità della sua spalla all’incredibile monticello di carne del seno sinistro. Cominciai a palparglielo leggermente ostacolato solo dal leggero tessuto della camicetta. Che tremenda emozione, mi tremavano le vene e i polsi; Stavo palpando una tettina di mia figlia, quella stessa tettina che per anni avevo sognato. Ebbi l’impressione che Elsa temesse gli eventi perché sussurrò. – Ma papà…- parola che mi paralizzò lì con la mano nella sua intimità, ma poi, quando tentai di levarla, lei con la sua, me la tenne ferma, allora le cercai ancora la bocca e, mentre eravamo avvolti nel vortice di quei sublimi baci, le cercai non solo le tette ma scesi con la destra fra le sue cosce. Neanche la Treccani ha nel suo lessico le parole per esprimere i sentimenti e le emozioni che provai, o meglio che provammo, in quei momenti. Accarezzai la carnina nuda delle sue cosce e, forse troppo arditamente le raggiunsi le mutandine. Feci scorrere il dorso di un dito sulla fenditura della sua adorabile fica. Me la sentii fremere, soffiava col naso,tutta la sua frenesia. Riuscirà il mio lettore a capire pienamente cosa poteva provare un uomo di 41 anni nel palpeggiare il corpicino della sua bambina diciottenne? Non ci riuscirà mai, sono sensazioni indescrivibili. Io credevo d’essere stato troppo temerario, invece, poco dopo aver inserito un paio di dita sotto il bordino delle sue mutandine e aver cominciato un delicato ditalino alla sua già rugiadosa fessurina, sentii la sua manina sulla patta: Dio Santo stavo letteralmente impazzendo. La mia bambina, la mia creatura che ho visto crescere sotto i miei occhi, ora è donna, è donna e vuole godere del sesso anche lei, vuole anche lei provare quelle emozioni che ha volutamente schivato sino a quel momento. Elsa mi stringe il cazzo, sta tastando il suo turgore, e io tremo come un ragazzino alle prime armi. In un baleno mi calo i calzoni alle ginocchia. Lei è rossa come il fuoco, ma allunga la manina e me lo prende al nudo – Hhuumm papà…come è caldo…- infatti il mio uccello brucia, brucia dal desiderio di scopare, anche il mio cazzo sa che lì c’è una fica giovane, ancora vergine e che sta stillando lacrime d’amore. Tempo dopo, mia figlia mi ha assicurato che quella è stata la sua primissima sega. Non menò a lungo la mia piccola, perché la fortissima eccitazione che da 40 minuti mi teneva teso, mi fece godere in maniera fintanto dolorosa talmente alta era la mia tensione. Feci venire con le dita anche lei, poi subito dopo, ridendo la condussi a letto. Si era agganciata al collo, io la tenevo da sotto le ginocchia. Deposi nel mio letto quel prezioso gioiello. Chiudemmo gli occhi sfiniti alle tre del mattino, e contrariamente al solito, mi svegliai solo dopo un paio d’ore. Subito il cervello corse a mia figlia, e quale delizioso sentimento mi prese nel sentirmi vicino il suo corpicino caldo. Spostai leggermente il lenzuolo che la ricopriva in parte e mi riempii il cuore e il cervello del suo perfetto corpo da ragazzina. Riflettei per pochi secondi, mandando la mente al mio amico Lucio e pensai “Guai se lo sapesse” Continua…

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